Nocciole, i rischi della monocoltura nel Viterbese. Il Biodistretto pronto alla mobilitazione

Il presidente Famiano Crucianelli con la regista Alba Rohrwacher
La prossima iniziativa del Biodistretto della via Amerina, allarmato di fronte alle prospettive di espansione incontrollata della nocciola nel Viterbese, potrebbe vedere una...

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La prossima iniziativa del Biodistretto della via Amerina, allarmato di fronte alle prospettive di espansione incontrollata della nocciola nel Viterbese, potrebbe vedere una mobilitazione popolare. Un no deciso all'occupazione di altre centinaia di ettari di territorio, come prevede il progetto presentato da Ferrero e Assofrutti (produttori), è arrivato nuovamente dall'associazione che rappresenta 13 comuni dei Cimini, agricoltori biologici e studiosi.


Presentando la campagna di sensibilizzazione sulla difesa dell'ambiente, il presidente del Biodistretto, Famiano Crucianelli, ha ribadito la posizione dell'associazione: «Siamo davanti a una vera emergenza - ha sottolineato - e se sarà necessario siamo pronti a organizzare una mobilitazione popolare, contro quella che è una vera e propria aggressione all'ambiente, con seri rischi per la salute dei cittadini e per l'uso indiscriminato dei pesticidi».

Tra gli intervenuti la regista Alice Rohrwacher, che risiede tra Bolsena e l'Umbria, che dopo aver condiviso l'iniziativa ha denunciato un paradosso. «Gli agricoltori si avvalgono di fondi europei per le colture biologiche, in aiuto per i costi di produzione di nocciole. Ma dopo cinque anni, quando la pianta va in produzione, abbandonano il biologico e passano al tradizionale. Creano così un falso biologico che ha ricadute negative su territorio e abitanti, danneggiando una risorsa fondamentale come il turismo».


Per Sandra Gasbarri, studiosa del Biodistretto, «il territorio non può diventare una colonia della Ferrero. Per questo motivo l'azienda di Alba deve confrontarsi in un tavolo istituzionale con tutti i soggetti del territorio». L'agronomo Andrea Ferrante ha ricordato come la politica di espansione dell'azienda dolciaria favorisce i grandi investitori e penalizza i piccoli agricoltori: «Questi ultimi restano ai margini, insieme alle aziende familiari. E rispetto al prezzo di mercato dei raccolti, tutto sarà affidato alle dinamiche internazionali e non alle previsioni dell'azienda piemontese». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero