OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Nelle scorse settimane si sono scontrati a colpi di comunicati. Ieri mattina il botta e risposta si è materializzato dal vivo grazie al faccia a faccia promosso dal Messaggero nella sala conferenze della Provincia.
Due i protagonisti del confronto (aspro, pur se non ha mai oltrepassato le righe del pentagramma), moderato dal capo della redazione Giorgio Renzetti: da un lato, Famiano Crucianelli, presidente del Biodistretto della Via Amerina che associa 13 Comuni della bassa Tuscia dei Monti Cimini; dall’altro Pompeo Mascagna, presidente dell’Assofrutti, l’organizzazione dei prodotti di guscio, forte di 1.000 corilicoltori, impegnati su una superficie di oltre 8500 ettari.
Convitato di pietra il sindaco di Nepi, Franco Vita, che con la sua ordinanza restrittiva sull’uso del glisofate (il principale diserbante chimico in uso nei coccioleti) ha dato fuoco a un “caso nocciole della Tuscia” che è ben lungi dall’esaurirsi con una qualche pax tra Biodistretto e Assofrutti.
L’incontro di ieri, a dispetto delle intenzioni degli organizzatori, ha confermato che continuano a mantenere distanti le posizioni (ma sarebbe meglio dire le “visioni”) dei contendenti.
Mascagna è disposto a ritirare il ricorso al Tar (già notificato al sindaco di Nepi) solo se si modifica il testo: la parola “obbligo” deve sparire, sostituita da un “invito” a non utilizzare pesticidi nelle fasce di rispetto indicate nel provvedimento sindacale.
Sulle criticità delle colture monoculturali e intensive Crucianelli ha snocciolato riferimenti “disastrosi” per quanto riguarda le risorse idriche e la progressiva “desertificazione” del territorio. Da qui la necessità di passare (anche in ossequio alle diverse direttive dell’Unione europea) al biologico. Una parola che Mascagna non demonizza («tant’è che nelle due mie coltivazioni, una è biologica») «ma è da sostenere con incentivi, senza imposizioni di sorta».
Altro tema divisivo, la necessità di realizzare un impianto di trasformazione. Crucianelli lo ritiene indispensabile, «per creare valore aggiunto all’economia e all’occupazione». Mascagna si è detto contrario: «può essere una libera scelta del singolo, non dell’associazione». A volo d’uccello si è accennato ai controlli per evitare “una terra di fuochi” anche nella Tuscia: «un compito da demandare alle singole amministrazioni, sia con le ordinanze, sia con l’ausilio della polizia locale».
Nel dialogo tra sordi di Crucianelli e Mascagna un solo punto (peraltro avveniristico) ha visto la convergenza dei due presidenti: l’istituzione del “distretto sostenibile della nocciola della Tuscia viterbese".
Leggi l'articolo completo suIl Messaggero