A tavola con gli antichi Romani: tutti i segreti svelati a Nepi da una archeocuoca

Un banchetto degli antichi Romani
Quanto costava fare la spesa in epoca flavia (l’arco cronologico compreso tra il 69 al 96)? È vero che i Romani mangiavano sempre adagiati sul triclinio? Quanto...

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Quanto costava fare la spesa in epoca flavia (l’arco cronologico compreso tra il 69 al 96)? È vero che i Romani mangiavano sempre adagiati sul triclinio? Quanto potevano spendere per allestire sontuosi banchetti? Ancora: quanti tipi di pane erano a disposizione? Quali pietanze venivano cucinate e servite in tavola? Di norma, come si componeva la loro dieta gastronomica? Nel corso degli anni come si è trasformata? E infine: quanto il cinema (si pensi al filone “peplum”) ha distorto questi concetti?

Tante domande. Che trovano puntuale risposta nel saggio “A tavola con gli antichi romani” (Edizioni Efesto, pp.368) del divulgatore storico Giorgio Franchetti, al centro dell’incontro di presentazione in svolgimento sabato 26 marzo, dalle ore 16,30, al Museo Civico di Nepi. «Il volume – svela l’autore - permette di compiere un viaggio nel passato per entrare nella quotidianità dei Romani e scoprire le loro abitudini e le ritualità legate al consumo del cibo. Ci potremo sedere virtualmente a tavola con i nostri antenati culturali per rispondere a una serie di domande. Attraverso una lunga serie di immagini ricostruiremo molti aspetti di questo argomento, come i tipi di olio che venivano prodotti, il modo di bere il vino e, naturalmente, parleremo del famigerato ‘garum’ (una salsa liquida di interiora di pesce e pesce salato che i Romani aggiungevano come condimento a molti primi piatti e secondi, ndc)».

Ma l’appuntamento - introdotto da Stefano Francocci, direttore del museo nepesino – si annuncia affatto particolare perché dopo la presentazione si potranno assaggiare gratuitamente, con sicuro godimento del palato, alcune pietanze ricostruite in cucina da Cristina Conte, che ha collaborato alla stesura del  volume dettando varie ricette, basate su quanto è stato tramandato da Catone, Varrone, Apicio e Columella. «Si potrà assaggiare – promette l’archeocuoca - la patina apiciana, il libum di Catone, l’epytirum su una fetta di panis cibarius, il savillum e bere un bicchierino di mulsum, il vino speziato al miele».

L'evento si svolgerà in osservanza delle norme di contrasto alla diffusione del Covid-19 (obbligatorio Green Pass rafforzato e mascherina). In considerazione dei posti limitati prenotazione obbligatoria a redazione@edizioniefesto.it. Per info: Museo Civico di Nepi, tel 0761.570604, museo@comune.nepi.vt.it

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Il Messaggero