Multe per l'elemosina a Viterbo, tutti i dubbi della Curia

L'assessore leghista Claudia Nunzi
Solo un temporale estivo destinato a non lasciare traccia entro pochi giorni o l'inizio di una nuova stagione? Ancora presto per dirlo, fatto sta che la volontà...

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Solo un temporale estivo destinato a non lasciare traccia entro pochi giorni o l'inizio di una nuova stagione? Ancora presto per dirlo, fatto sta che la volontà dell'assessore di Viterbo Claudia Nunzi di multare chi chiede e chi fa l'elemosina ha avuto la bontà di risvegliare il dibattito in una città in cui spesso tutto scivola addosso. L'annuncio fatto nei giorni scorsi al Messaggero, poi ripreso dalla stampa locale, è diventato un caso nazionale. Lei, la giovane leghista che ha lanciato la battaglia contro i parcheggiatori abusi (che però sono ancora tutti al loro posto, pronti a reclamare l'obolo), contro i panni stesi per le vie del centro (con tanto di blitz la scorsa settimana), ora sta studiando il regolamento emesso dal Comune di Como, dove lo scorso anno il sindaco di centrodestra ha introdotto multe fino a 300 euro per chi chiede l’elemosina in centro. "Voglio riportare il decoro a Viterbo e garantire che chiunque si senta libero di girare per la città senza essere molestato o sentirsi minacciato", aveva detto Nunzi, annunciando per settembre il provvedimento.


I primi a commentare increduli sono stati i volontari della Caritas, dimostrando che il mondo cattolico del capoluogo non vede affatto di buon occhio "le sceriffate". Adesso, nel dibattito interviene anche la Curia vescovile, sempre attenta alle vicende cittadine. "Non risultando ancora alcun atto amministrativo in merito, da parte del comune di Viterbo, al momento attuale è prematuro prendere una qualsiasi posizione. Le dichiarazioni dell'assessore Nunzi, espresse per altro in una intervista sulla stampa locale, rimangono perciò ad oggi posizioni personali", chiarisce don Luigi Fabbri, il vicario generale della diocesi.


Ma attenzione, il messaggio è sì ecumenico ma non le manda certo a dire: "La questione merita indubbiamente una più seria e approfondita riflessione alla quale la comunità ecclesiale è ben lieta di offrire il suo contributo per la promozione di politiche sociali volte a sostenere, promuovere e integrare le fasce più deboli e vulnerabili della popolazione", chiude. Tradotto: il disagio e la povertà sono una cosa seria, non certo risolvibili con spot che strizzano l'occhio alla pancia dei cittadini. E se si vogliono affrontare i drammi sociali, allora la diocesi è pronta a sedersi intorno a un tavolo. E non certo per decidere l'ammontare delle multe. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero