Morte di Maria Sestina, condannato in appello il findazato. L'avvocato: «Sentenza inaspettata»

Andrea Landolfi e Maria Sestina Arcuri
Non un incidente, ma un omicidio. Nessun dubbio per la Corte d’Appello: la morte di Maria Sestina è stata per mano del fidanzato Andrea Landolfi. E’ stato lui a...

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Non un incidente, ma un omicidio. Nessun dubbio per la Corte d’Appello: la morte di Maria Sestina è stata per mano del fidanzato Andrea Landolfi. E’ stato lui a lanciarla per le scale della casa della nonna provocandole ferite mortali. I giudici di secondo grado, ribaltando completamente la sentenza di primo grado del Tribunale di Viterbo, lo hanno condannato a 22 anni di carcere.

Il 33enne pugile romano, difeso dagli avvocati Serena Gasperini e Daniele Fabrizi, però resterà a piede libero, almeno fino a quando non sarà scritta la parola fine su questa vicenda. Iniziata il 3 febbraio del 2019 a Ronciglione. Quella notte i due fidanzati sono nel piccolo centro dei Cimini, a casa della nonna di lui. E’ qui che Maria Sestina ventenne calabrese respirerà per l’ultima volte. Durante una lite piomba giù per le scale e sbatte violentemente la testa. Poche ore dopo entrerà all’ospedale di Belcolle a bordo di un’ambulanza dove l’intervento chirurgico non riuscirà a salvarle la vita.

La Procura di Viterbo punta subito il dito contro il fidanzato. Per il pm, che ha coordinato le indagini del Nucleo investigativo dei carabinieri, non ci sono stati dubbi: è stato Andrea Landolfi a spingere la ragazza giù per le scale. E’ in questo preciso istante che inizia la vicenda giudiziaria. Landolfi non viene subito arrestato, nonostante l’insistenza dei magistrati viterbesi, il gip di Viterbo non emette l’ordinanza. Ma il Riesame cambia prospettiva e ordina l’arresto così come la CAssazione. Il 33enne finisce a Regina Coeli dopo aver passato tutte le fasi. Ma il processo, almeno per la Corte d’Assise di Viterbo, non fornisce la certezza dell’omicidio. E Landolfi è di nuovo libero e innocente.

Ma il braccio di ferro continua, soprattutto perché parte civile, i genitori di Maria Sestina assistiti dall’avvocato Vincenzo Luccisano e la Procura di Viterbo non si arrendono. Due mesi fa l’inizio del processo davanti alla Corte d’Assise d’Appello. Tornano in aula gli stessi protagonisti, non c’è nessuna nuova perizia sulla dinamica o scena del delitto, ma il verdetto è opposto.

«C’è delusione - afferma l’avvocato Serena Gasperini -, non ce lo aspettavamo. Non è stato inserito nessun nuovo elemento. E’ una storia che si ripete, diversi occhi sullo stesso fatto danno una valutazione diversa. Di certo questa sentenza è inaspettata». Soddisfatto della sentenza è l’avvocato Luccisano che ieri era a Roma a rappresentare i genitori e i fratelli di Maria Sestina. Le motivazione tra 90 giorni.

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Il Messaggero