Mense, la Corte dei conti condanna Rotelli e Rossi: devono risarcire 140 mila euro

Mense, la Corte dei conti condanna Rotelli e Rossi: devono risarcire 140 mila euro
Mensopoli colpisce ancora. A dieci anni dallo scandalo che travolse Mauro Rotelli, arriva la mannaia della corte dei conti sull'ex assessore e sul dirigente Mario Rossi. ...

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Mensopoli colpisce ancora. A dieci anni dallo scandalo che travolse Mauro Rotelli, arriva la mannaia della corte dei conti sull'ex assessore e sul dirigente Mario Rossi.


Condannati, in primo grado, a risarcire a palazzo dei Priori oltre settantamila euro ciascuno, nonostante siano usciti praticamente indenni dal processo penale per la prescrizione dei reati di turbativa d'asta e abuso d'ufficio. Reati di cui erano coimputati con l'imprenditrice campana Anna Telesco, mentre è stata derubricata la corruzione.

Per i giudici contabili Rotelli e Rossi dovrebbero risarcire circa 70mila euro a testa per i danni derivanti dall'affidamento quinquennale dell'appalto delle mense scolastiche comunali alla società Euroservice. Soldi sborsati dal Comune per coprire le inadempienze contrattuali nei confronti di dipendenti e fornitori, accrescendo così i debiti fuori bilancio.



Ma i diretti interessati non ci stanno e, attraverso i difensori Gioia Maria Scipio e Benedetto Cimino, sono pronti a ricorrere in appello «ponendo piena fiducia nel sistema giurisdizionale italiano». Se per la Corte dei conti sarebbe infatti dimostrata (dalla stessa sentenza penale, di prescrizione e non d'assoluzione) una presunta «volontà collusiva» finalizzata a favorire l'aggiudicazione dell'appalto alle Euroservice, i legali fanno notare come da tempo «sia stato radicalmente escluso in sede penale ed in sede erariale ogni elemento collusivo anche solo indirettamente collegato alla fattispecie criminosa della corruzione, tanto da derubricare l'ipotizzato reato di corruzione in mero abuso d'ufficio da un lato, e tanto da rigettare la richiesta di condanna per danno da tangente dall'altro».



Da qui la scelta del ricorso in sede erariale, oltre a quello già proposto in sede penale. «Ciò che è rimasto in piedi, a oggi - concludono - è una condanna erariale per un debito fuori bilancio riconosciuto dal Comune nel 2008, a seguito della risoluzione del contratto d'appalto, per coprire spese relative ad una serie di contenziosi legali sorti a distanza di oltre due anni dall'aggiudicazione del contratto stesso e gestiti in autonomia da altro settore comunale».

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Il Messaggero