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Mazzette per assicurarsi il “giro” dei morti, dopo 10 anni tra indagini e udienze non ci saranno né colpevoli né innocenti. Si chiuderà, con tutta probabilità, con la prescrizione il processo scaturito dall’operazione Anubi per corruzione e concussione tra necrofori e agenzie funebri. La vicenda risale al 2013, quando i carabinieri del nucleo investigativo provinciale arrestarono tre necrofori della camera mortuaria di Belcolle.
E indagarono 37 persone quasi tutti impresari del settore pompe funebri, tra Viterbo, Roma e Civitavecchia. L’indagine scattò in seguito dell’esposto presentato dal direttore sanitario di Belcolle Giuseppe Cimarello. Esposto “sollecitato” da alcuni impresari di pompe funebri che non riuscivano più a “prendere” funerali. La maxinchiesta, condotta principalmente con intercettazioni ambientali, portò alla luce un presunto giro di “funerali facili” per le imprese funebri disposte ad allungare 50 euro a salma ai necrofori della morgue dell’ospedale. Chi non versava la “tassa” rimaneva fuori dal giro.
Alla sbarra dopo il rinvio a giudizio ci finirono in 15, al momento gli imputati sono 14, uno dei tre necrofori è morto prima dell’inizio del procedimento. Nell’ultima udienza, il collegio del Tribunale di Viterbo ha stabilito di rinviare il procedimento al 6 febbraio 2024, quando saranno già maturati i tempi per la prescrizione. Il tutto motivato con questa ordinanza: «Il Tribunale, rilevata l’imminenza della prescrizione dei reati, rilevato che sarebbe prevista un’impegnativa istruttoria e visto il provvedimento del presidente del Tribunale del 26 gennaio 2023 rinvia il procedimento al 6 febbraio 2024».
Secondo i calcoli i reati saranno prescritti a dicembre 2023, tra meno di 6 mesi. Quindi al Tribunale resta giusto il tempo di dichiarare l’assoluzione perché allo stato non interessa più perseguire quei reati. Senza sapere se erano innocenti o colpevoli. Senza sapere davvero cosa accadeva nella stanza della morgue di Belcolle quando arrivava un cadavere. Restano le parole dell’ex direttore di medicina necroscopica: «Tutte le agenzie ci dissero che per lavorare dovevano dare 50 euro ai necrofori. Altrimenti non gli aprivano l’obitorioLe richieste di soldi erano pressanti, chiamavano a casa e mandavano sms. In codice scrivevano di “caffè e saluti” ma significava che dovevano dare 50 euro».
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