Maurizio Castelli, senza un braccio, vince la sua sfida e diventa portiere del Pianoscarano: «Ecco il mio messaggio ai giovani»

Maurizio Castelli, senza un braccio, vince la sua sfida e diventa portiere del Pianoscarano: «Ecco il mio messaggio ai giovani»
Vincere una sfida che vola oltre il campo e abbraccia i valori dello sport. A volte il calcio minore, che poi così minore non è, regala favole i cui protagonisti...

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Vincere una sfida che vola oltre il campo e abbraccia i valori dello sport. A volte il calcio minore, che poi così minore non è, regala favole i cui protagonisti principali si ergono ad esempio per quelli che pensano che farcela di fronte a gravi difficoltà sia impossibile. Ne è testimone diretto Maurizio Castelli, portiere classe 1992, che a seguito di un brutto incidente stradale ha subito l’amputazione della mano sinistra. Una persona risultata poi positiva all’alcol test gli tagliò la strada in un pomeriggio del 2015. «Stavo in sella alla mia moto – racconta Maurizio – e ho visto piombarmi addosso un Defender che non è esattamente una macchina piccola. Mi è andata anche bene pur avendo dovuto subire oltre 30 interventi chirurgici».

Dalle parole si evince lo spirito positivo di un ragazzo che da questa estate si allena con il Pianoscarano, club viterbese che milita nel campionato di Prima categoria, ponendosi l’obiettivo di riuscire ad ottenere l’idoneità medico-sportiva per conseguire il tesseramento federale. Entrambi gli obiettivi sono stati centrati con il Comitato regionale del Lazio, che non ha posto veti sul tesseramento del portiere rossoblù che così potrà essere uno dei protagonisti del club rionale nel prossimo campionato di Prima categoria. Senza piangersi addosso Maurizio ha sempre cercato di portare il proprio fisico oltre la menomazione, senza fermarsi di fronte alle difficoltà e al giudizio di quelli che volevano fargli credere che non sarebbe stato più possibile coltivare le proprie passioni.

Da regolamento Castelli non potrà giocare con la protesi ma lui lavora ogni giorno per trovare tecniche di parata e adattamenti posturali in grado di sopperire ad una disabilità che per tanti ma non per lui è soprattutto mentale. «Il calcio lo amo sin da bambino, da quando con i miei amici giocavamo a Tedesca sul lungolago di Marta il mio paese – racconta – io sbagliavo appositamente per andare in porta. La cosa strana però è che pur piacendomi il calcio, non ho mai frequentato una scuola calcio o giocato con un club ufficiale: la molla è scattata nel 2021». In quell’anno disgraziato di pandemia Maurizio, tramite il padre di un amico, è entrato a far parte della Roma calcio amputati, che disputa un campionato nazionale che pochi conoscono.

«Ho incontrato un chirurgo di Milano che mi ha cambiato la vita. Avevo il braccio riattaccato al corpo ma di fatto era un’entità esterna. Così ho deciso di farmelo amputare e continuare con una protesi che mi potesse aiutare a fare tutto. Sono entrato a far parte della Roma calcio amputati di cui ignoravo l’esistenza: un calcio diverso, con regole stringenti e una fatica pazzesca visto che si gioca in sette e tutti hanno qualche dispositivo medico da portare con sé».

Poi è arrivato il secondo incontro importante con Giuseppe Iacomini, attuale direttore generale del Pianoscarano e membro dell’accademia di preparatori dei portieri Tusciagoalkeper. «Con Peppe abbiamo iniziato a parlarne quasi per scherzo e invece siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo. Con il preparatore dei portieri Andrea Costanzi mi sto allenando per capire su quali aspetti migliorare ma sono felicissimo di far parte della famiglia del Pianoscarano che mi ha accolto alla grande. Se punto ad essere titolare? Non esageriamo (ride) intanto spero di esordire, ma quello che più mi preme raccontando la mia storia, è mandare un messaggio ai più giovani e a quelli che hanno dovuto vivere quello che ho vissuto io: non mollate perché con il cuore e il coraggio tutto si può fare». Il messaggio arriva forte e chiaro.

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Il Messaggero