Maico, scontro in assemblea: tutti contro l'ad che accusa i lavoratori di aver fatto chiudere l'azienda

L'ad di Maico, Lorenzo Picciafuoco
“Con Edilgori abbiamo lavorato 8 mesi senza prendere un soldo, ma lo facevamo con entusiasmo perché erano persone serie. Poi è arrivata la Maico che ci ha...

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“Con Edilgori abbiamo lavorato 8 mesi senza prendere un soldo, ma lo facevamo con entusiasmo perché erano persone serie. Poi è arrivata la Maico che ci ha riempiti solo bugie”. Come le distinte di pagamento, poi rivelatesi fasulle, affisse in bacheca per calmare gli animi quando gli stipendi non arrivavano. O come gli impegni a saldare il trattamento di fine rapporto ereditato dalla precedente gestione e che, nonostante fosse stato rateizzato, non è mai stato versato nemmeno in parte.


Animi tesissimi ieri sera a Orte (Viterbo)  dove il sindaco Angelo Giuliani ha voluto indire un’assemblea pubblica coi 60 lavoratori, finiti in un limbro dopo che la Maico ha rinunciato all’acquisto del ramo d’azienda dalla Edilgori. Un appuntamento in cui c’erano (per la prima volta) quasi tutti: il vescovo di Civita Castellana Romano Rossi,
l’amministratore delegato di Maico Lorenzo Picciafuoco, il curatore fallimentare Massimo Tondi, i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, il deputato Pd Alessandro Mazzoli, i
consiglieri regionali Enrico Panunzi e Daniele Sabatini.

Ebbene, se già il clima non era dei migliori visto che i dipendenti rischiano il posto, a gettare benzina sul fuoco ci ha pensato l’ad che senza giri di parole ha addossato ogni responsabilità della chiusura al personale, di fronte a una platea sbigottita per simili dichiarazioni. “La Maico peccati mortali non ne ha fatti, ha dato lavoro per tre anni e aveva intenzione di continuare a farlo. Sono i dipendenti che hanno deciso di voler chiudere l’azienda. È la prima volta che vedo uno sciopero iniziato ad agosto quando tutto è chiuso e  anche volendo risolvere, non si poteva. Guarda caso, la protesta è stata interrotta proprio quando la Maico si è arresa, lo scopo quindi non era incassare gli stipendi ma farla chiudere”. Parole alle quali i lavoratori hanno ribattuto punto su punto, visto che gli unici a pagare per la chiusura saranno loro: “Ti devi vergognare”, è il grido che si leva dalla sala. A difenderli tutte le istituzioni presenti, vescovo compreso.


Quale futuro li attende? Gran parte dei dipendenti ritorneranno in capo alla Edilgori in concordato preventivo: “La situazione – accusa Tondi – non è mai stata lineare e limpida nemmeno nella procedura di acquisto da parte della Maico. Stiamo aspettando le decisioni del giudice delegato: se ci darà altro tempo avvieremo un’indagine di mercato per trovare interlocutori diversi”. Altrimenti, sarà il fallimento e la mobilità per tutti. Intanto, Mazzoli si è impegnato a portare la vertenza sul tavolo del Governo e i consiglieri su quello della Regione. Si cercherà di capire se esiste o meno la possibilità di attivare gli ammortizzatori sociali. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero