Mafia a Viterbo, le difese: «Subito in appello». Le parti civili: «Debellato gruppo criminale»

Tribunale di Roma
Non si danno per vinte le difese degli imputati. «Già pronti - afferma l’avvocato Roberto Afeltra che assiste Ismail Rebeshi - a ricorrere in...

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Non si danno per vinte le difese degli imputati. «Già pronti - afferma l’avvocato Roberto Afeltra che assiste Ismail Rebeshi - a ricorrere in Appello». Il riconoscimento dell’associazione mafiosa, da parte del gup del Tribunale di Roma, per la banda capeggiata da Trovato e Rebeshi e non è stato un fulmine a ciel sereno.


«Non è sorprendente - spiega l’avvocato Giuseppe Di Renzo, legale di Trovato - e posso già anticipare che faremo appello. Con tutta la referenza possibile per il pronunciamento, non posso non dire che lo trovo erroneo sul riconoscimento di associazione mafiosa. Erroneo in punto di qualificazione giuridica, sono convinto che nei gradi giudizio successivi potremo riformare la sentenza».

Ancora più convinto di riuscire a far cadere la sussistenza della mafia a Viterbo l’avvocato Afeltra: «Mai, come in questo momento, ho aspettato la lettura delle motivazioni di una sentenza. Voglio capire come il giudice sia arrivato alla determinazione della pena escludendo la recidiva. Ovviamente io resto della mia idea, che non c’era né associazione mafiosa né semplice semplice. Già penso di fare Appello sia sulla sussistenza dell’associazione sia sulla responsabilità del mio assistito su alcuni dei capi d’imputazione contestati».

Ad allentare alcune accuse è stato anche lo stesso Rebeshi ieri mattina prima della sentenza. «Io non ho commesso - ha detto l’albanese al giudice - tutto quello che dicono. Ero vessato dai carabinieri che non mi lasciavano lavorare. E con alcuni delle altre discoteche ero amico, cercavo solo di lavorare ed ero in lista per ottenere una licenza».


Soddisfatti della sentenza gli avvocati di parte civile che non hanno perso un’udienza. «Siamo molto soddisfatti - ha commento l’avvocato Marco Russo che rappresenta il Comune di Viterbo - è stata riconosciuta la correttezza dell’ipotesi investigativa. Parliamo di un fenomeno inquietante che per la prima volta ha messo radici a Viterbo. E’ stato debellato un gruppo criminale, e chiamiamolo col suo nome, che ha procurato allarme sociale. Il Comune ha ottenuto una provvisionale di 30mila euro più i danni che sarà richiesti in sede civile». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero