Mafia, Viterbo dice no in aula e in piazza: 500 in corteo. Chieste le dimissioni dell'assessore Ubertini

Mafia, Viterbo dice no in aula e in piazza: 500 in corteo. Chieste le dimissioni dell'assessore Ubertini
In 500 per dire no alla mafia. La fiaccolata promossa da Cgil, Cisl e Uil ha messo insieme politica, associazioni di categoria, scout, che si sono uniti ai sindacati per far...

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In 500 per dire no alla mafia. La fiaccolata promossa da Cgil, Cisl e Uil ha messo insieme politica, associazioni di categoria, scout, che si sono uniti ai sindacati per far capire che la città non vuole avere a che fare con la malavita. Ma nel primo pomeriggio il tema è stato toccato anche nel corso di un consiglio comunale straordinario e aperto, dove dalle fila dell'opposizione Alfonso Antoniozzi (Viterbo 2020) ha invitato l'assessore all'urbanistica Claudio Ubertini a fare un passo indietro e a dimettersi.


Il corteo è partito alle 18,30 da piazza della Rocca per scendere verso via Matteotti, piazza Verdi, Corso Italia, via Roma e concludersi in piazza del Plebiscito. Nessun discorso, solo tante persone con una candela bianca in mano per dire simbolicamente no alla mafia, dopo i 13 arresti dell'operazione Erostrato. C'erano il sindaco Giovanni Arena, assessori e consiglieri di palazzo dei Priori, il presidente della Provincia Pietro Nocchi, l'assessore regionale Alessandra Troncarelli, gli scout con uno striscione con l'immagine di Giovanni Falcone, e tanti cittadini che hanno sfilato in silenzio.

In consiglio Arena ha manifestato l'intenzione di costituirsi parte civile nel processo, intervenendo sul tema mafia in maniera molto più netta rispetto all'ultima volta, quando aveva parlato di «delinquentelli» a proposito dell'operazione Erostrato. Poi la politica si è infiammata con l'intervento di Antoniozzi. «Se a chiunque del nostro gruppo fosse capitato di vedere il proprio nome affiancato a quello di un appartenente alla malavita organizzata nei faldoni di una inchiesta, se su chiunque del nostro gruppo fosse gravato il sospetto di una qualsiasi contiguità al fenomeno mafioso - ha detto - a questo qualcuno avremmo chiesto con forza di farsi da parte. Ubertini prenda in considerazione la possibilità di dimettersi in attesa di vedere il suo nome espunto dai faldoni d’indagine». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero