Mafia viterbese, l'incubo dell'imprenditrice: «Attentati e avvertimenti, ho avuto attacchi di panico»

Uno degli attentati incendiari
«L'unica cosa è colpire il negozio». Giuseppe Trovato vuole togliere di mezzo la concorrente più agguerrita e progetta, pianifica e mette a segno...

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«L'unica cosa è colpire il negozio». Giuseppe Trovato vuole togliere di mezzo la concorrente più agguerrita e progetta, pianifica e mette a segno attentati sempre più incisivi. A raccontarli in aula, per il processo che vede imputati per estorsione aggravata dal metodo mafioso i due imprenditori viterbesi Emanuele Erasmi e Manuel Pecci e il tuttofare romeno di Ismail Rebeshi, la viva voce della vittima più colpita dalla banda: l'imprenditrice nel settore dei preziosi usati, Fabiola Bacianini. La donna è stata bersagliata dagli attentati, ben 5, andati a segno e altri sventati. «Avevo un negozio di compro oro in via Genova - ha raccontato l'imprenditrice - che ho chiuso a marzo 2018. Sono stata costretta a farlo per salvaguardare me e la mia famiglia». Bacianini, originaria di Terni, incalzata dal pm Fabrizio Tucci, ha elencato gli attentati.


«Tutto è iniziato a settembre 2017 - ha detto - quando in piena notte sono stata svegliata dalle sirene dei vigili del fuoco. Stava andando a fuoco la mia macchina. Non ho subito sporto denuncia perché i pompieri hanno ipotizzato un corto circuito. Ma 15 giorni dopo è stata incendiata l'auto che mi aveva prestato mio cognato per andare al lavoro. E ho iniziato a pensare che qualcuno ce l'aveva con me. La paura vera mi è venuta però il 16 ottobre, quando ho trovato la vetrina fracassata con un martello, imbrattata di vernice rossa e due ceri votivi lasciati davanti».

I retroscena degli attentati sono stati svelati dal comandante della Compagnia dei carabinieri, Federico Lombardi, che ha coordinato le indagini insieme al comandante del Nucleo investigativo Marcello Egidio. «Grazie alle intercettazioni ambientali, possiamo collocare la banda di Trovato e Rebeshi nei luoghi dove sono avvenuti gli attentati e le telecamere a circuito chiuso di alcuni negozi ci hanno dato informazioni fondamentali. La sera prima dell'attentato contro la vetrina della Bacianini Trovato è stato ripreso in un negozio mentre comprava martello, candele votive, bomboletta spray di colore rosso. E poi abbiamo i racconti che lo stesso Trovato faceva alla commessa la mattina dopo gli atti incendiari. Durante un attentato sotto casa della donna è stato anche ripreso mentre osserva le fiamme appena appiccate».

L'imprenditrice nonostante i primi tre attentati non chiude il negozio. «Sono andata avanti ma avevo sempre più paura - ha spiegato - ho fatto ricerche e ho scoperto che anche altri compro oro erano stati presi di mira. Poi il 10 novembre ne è successo un altro. Appena arrivata a Viterbo sono stata chiamata dai carabinieri che mi hanno informata che la notte avevano trovato due teste d'agnello mozzate con un proiettile conficcato dentro davanti al mio negozio. Ho iniziato ad avere attacchi di panico sempre più frequenti. Finché l'11 dicembre hanno cosparso la mia vetrina di benzina. Quel giorno ho deciso di chiudere».
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Il Messaggero