Mafia viterbese, «Ismail Rebeshi non incute nessun terrore, ritenerlo pericoloso è calunnioso»

Ismail Rebeshi
«Ismail non incute nessun terrore. Ritenerlo pericoloso è calunnioso». Una nuova versione del quarantenne albanese, ritenuto il boss di mafia viterbese,...

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«Ismail non incute nessun terrore. Ritenerlo pericoloso è calunnioso». Una nuova versione del quarantenne albanese, ritenuto il boss di mafia viterbese, è stata presentata ieri pomeriggio dall’avvocato Roberto Afeltra. Lo storico avvocato di Rebeshi ha tentato l’ultima difesa per il processo che lo vede accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso insieme al fratello David.

L’inchiesta prende le mosse quando Ismai Rebeshi è già dietro le sbarre con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, accusa diventata una condanna in primo e secondo grado. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti avrebbe continuato a impartire ordini ai suoi familiari per rientrare di alcuni debiti. In particolare avrebbe manifestato a suo fratello David Rebeshi, in quel breve frangente ancora libero, la necessità di andare a recuperare crediti presso due piccoli imprenditori, con diversi precedenti penali.

I due, un ristoratore (parte civile assistita dall’avvocato Luigi Mancini) e tuttofare nel campo della compravendita di automobili, hanno testimoniato durante il processo mostrando spesso terrore nei confronti degli albanesi. Rebeshi junior, con l’aiuto di 3 ventenni albanesi - condannati in appello a quasi 9 anni di carcere - avrebbe minacciato e inseguito i due presunti creditori del fratello. Per questi fatti, nella scorsa udienza il pm Fabrizio Tucci aveva chiesto 12 anni e mezzo di carcere sia per Ismail che per David Rebeshi.

«Non posso negare che il fatto sia avvenuto - ha spiegato Afeltra - ovvero che David e i tre ragazzi che hanno scelto l’abbreviato abbiano fatto qualcosa di brutto. E’ assodato. Quello che nego fermamente è che Ismail sia stato il mandante. Esiste un’unica mail inviata dal carcere dove non c’è scritto niente di penalmente rilevante. Ismail non faceva paura a nessuno e lo confermano tutti i testimoni. Da parte sua, visto che era in carcere, non c’è stata alcuna istigazione. Al momento Rebeshi ha una solo condanna per spendita di soldi falsi. Il resto sono tutti procedimenti per droga che non sono arrivati al terzo grado di giudizio. E il fratello David è incensurato».

L’impianto della difesa è chiaro, tentare di far cadere la posizione di Ismail Rebeshi per togliere di mezzo l’aggravante mafiosa. In questo modo il fratello David si troverebbe con una pena molto più leggera rispetto ai 12 anni e mezzo richiesti dalla procuratore antimafia. Per capire se la difesa dell’avvocato dei fratelli Rebeshi abbia fatto breccia nel collegio del Tribunale di Viterbo bisognerà attendere il prossimo 15 novembre, quando oltre alle repliche del pm Fabrizio Tucci dovrebbe arrivare la sentenza.

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Il Messaggero