Mafia viterbese, il boss Trovato pianificava gli attentati: «Questo lo prendiamo a martellate»

Giuseppe Trovato
«Lui non capisce, noi allora lo prendiamo a martellate». La mafia viterbese più di una volta aveva...

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«Lui non capisce, noi allora lo prendiamo a martellate».


La mafia viterbese più di una volta aveva pianificato di dare una lezione a un ristoratore del capoluogo “reo” di aver mancato di rispetto a Giuseppe Trovato.

A raccontare nel dettaglio la pianificazione degli attentati, tutti sventati, e i retroscena è stato ieri mattina il comandante della Compagnia dei carabinieri di Viterbo, Federico Lombardi.
Chiamato a testimoniare su alcuni episodi che vedono coinvolto l’imprenditore Manuel Pecci, imputato insieme a Emanuele Erasmi e Pavel Ionel davanti al collegio del Tribunale di Viterbo, per estorsione aggravata dal metodo mafioso. 

Tutto nasce da una diatriba tra l’imputato, difeso dagli avvocati Fausto Barili e Carlo Taormina, e il ristoratore, che non si è mai costituito parte civile.

Quest’ultimo, dopo aver fatto un trattamento estetico nel centro di bellezza di Pecci ha riportato danni. L’imputato, secondo l’accusa, per uscire dalla situazione avrebbe chiamato in causa Giuseppe Trovato. 
«La vicenda si svolge il 13 dicembre del 2017 - ha affermato il capitano Lombardi - abbiamo riscontri e intercettazioni che quel giorno Trovato va a prendere Pecci al centro estetico e si dirigono al ristorante della vittima per parlare della situazione. Durante il viaggio di andata parlano della famiglia di Piero Camilli, Trovato chiede informazioni sui figli. Al ritorno i due commentano l’atteggiamento del ristoratore. Trovato afferma che è stato un irriverente, irriguardoso. Che sono stati trattati male».

Il boss, che non ammette certi comportamenti nei suoi confronti, pensa subito a punirlo, picchiarlo a sangue. «In questa occasione - ha specificato il comandante - Pecci cerca di rabbonirlo». I due si accordano nel provare a parlare col legale dell’imprenditore. 
«Quello che abbiamo notato - ha detto ancora - è che Pecci si rivolge a Trovato parlando al plurale. Come se stesse parlando a un gruppo e non a una persona fisica».

Il boss di mafia viterbese però non ha gradito il comportamento del ristoratore e in pochi giorni pianifica ben due attentati.
Attentati sventati dai carabinieri grazie alle intercettazioni ambientali.

«Il primo era pianificato per il 16 dicembre. Doveva essere un’azione punitiva fatta con due macchina. Una per bloccare l’auto del ristoratore, l’altra per l’aggressione. Poco prima fermiamo l’auto con Rebeshi e Trovato e il colpo sfuma. Il secondo invece è della fine del mese, poco prima di capodanno. Avevano deciso di prenderlo a martellate. Lo stavano aspettando all’uscita del ristorante. Siamo intervenuti prima e abbiamo fermato la macchina, dentro abbiamo trovato martelli, guanti e passamontagna».

Pecci e Trovato avrebbero continuato a sentirsi anche dopo i fatti che riguardavano l’imputato. «Trovato gli chiedeva informazioni su Camilli e ad aprile 2018 Pecci si è reso disponibile a far venire il figlio del patron della Viterbese nel suo negozio di estetica».

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Il Messaggero