Lotta alla sclerosi multipla, l’Università della Tuscia in prima linea nella ricerca

Viterbo: Santa Maria in Gradi, sede rettorato Unitus
Sclerosi multipla: l’Università degli studi della Tuscia in prima fila per sconfiggere la malattia autoimmune cronica demielinizzante che colpisce il sistema nervoso...

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Sclerosi multipla: l’Università degli studi della Tuscia in prima fila per sconfiggere la malattia autoimmune cronica demielinizzante che colpisce il sistema nervoso centrale. Grazie a un progetto internazionale (in sigla Prag-Ms) che vede la partecipazione del Deim (dipartimento di economia, ingegneria, società e impresa), unico partner ingegneristico nella cordata che coinvolge l’Istituto neurologico “Carlo Besta” di Milano (centro leader nelle neuroscienze); l’Istituto di ricerca no‑profit statunitense “Pcori”, nonché rilevanti altri centri specializzati nell’immunoterapia di Italia, Svizzera, Germania, Israele, Spagna e Stati Uniti.


Il progetto durerà 5 anni, comporterà un investimento pari a 3 milioni di euro, e ha un obiettivo su tutti: «confrontare l’efficacia di due trattamenti già approvati per la Sclerosi multipla in un contesto di reale pratica clinica», come spiega Stefano Rossi, docente in forza al Deim, titolare della cattedra di Misure e di sistemi acquisizione dati nei corsi di laurea in Ingegneria industriale e in Ingegneria meccanica, esperto di robotica, informatica industriale e biomeccanica.

«Si tratta - sottolinea – del primo studio pragmatico multicentrico randomizzato controllato per confrontare direttamente l’efficacia di due farmaci orali (“ingolimod/gilenya” contro “dimethyl‐fumarate/tecfidera”) sull’esperienza globale della malattia. Pazienti, familiari e delegati di associazioni di pazienti, sono coinvolti direttamente in tutte le fasi della ricerca, dall’ideazione, alla conduzione, alla supervisione dello studio. Riteniamo – prosegue il cattedratico - che il progetto colmerà un importante gap per individuare il migliore trattamento della Sclerosi Multipla e fornirà utili informazioni per aiutare i pazienti nella comprensione delle opzioni di cura e della loro efficacia». 

Un ruolo fondamentale avranno proprio i ricercatori viterbesi, chiamati a verificare l’efficacia dei due farmaci nella progressione della disabilità motoria tramite una analisi oggettiva della capacità di cammino con tecniche di misura all’avanguardia. «Verranno infatti utilizzati – specifica Rossi - dei sensori inerziali indossabili, di basso impatto sulla mobilità dei soggetti, in modo da identificare parametri oggettivi e standardizzati per la valutazione del decorso della patologia».


«Il progetto – è il commento del rettore Alessandro Ruggieri - rappresenta un importante risultato ottenuto dall’Università della Tuscia e in particolare dal gruppo di ingegneria del Deim, a dimostrazione del processo di crescita intrapreso che pone l’ingegneria dell’ateneo viterbese all’avanguardia in proiezione nazionale ed internazionale». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero