Litio, ricerche anche nel sottosuolo di Viterbo. La richiesta di una società australiana

Litio, ricerche anche nel sottosuolo di Viterbo. La richiesta di una società australiana
La caccia al litio nel sottosuolo della Tuscia, partita da poco con una istanza che interessa il territorio di Nepi, si estende ora ad altre zone della provincia. Come...

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La caccia al litio nel sottosuolo della Tuscia, partita da poco con una istanza che interessa il territorio di Nepi, si estende ora ad altre zone della provincia. Come preannunciato nei giorni scorsi dal Messaggero, è tutto l’Alto Lazio ad essere “attenzionato” per le vaste risorse geotermali di cui dispone. Compreso il capoluogo. Progetti presentati da una società australiana. Nel caso di Viterbo è interessata una superficie del territorio comunale di quasi 6mila ettari.

Oltre alla richiesta per il permesso di ricerca su 1213 ettari a cavallo tra Nepi e il comune di Campagnano di Roma (aperti nei giorni scorsi i termini per la presentazione di eventuali osservazioni), nei giorni scorsi alla Regione Lazio sono arrivate altre due domande per la ricerca di litio da fluidi geotermici – alternativa a quello che viene estratto da roccia (in Italia e in Europa assente del tutto o quasi) – con lo scopo di valutarne il potenziale economico. Un minerale che ha assunto grande importanza per la produzione di batterie.

Uno dei due nuovi progetti si chiama “Latera” (istanza alla Regione del 17 maggio) e riguarda i comuni di Latera e Valentano: 913 gli ettari di estensione. L’altro (istanza del 23 maggio) tocca invece il capoluogo ed è denominato “Ferento”. Ma non ha niente a che fare con il sito archeologico. L’area è compresa dentro un gigantesco rettangolo di 5983 ettari: si estende, a nord, dalla zona industriale dell’Acquarossa fino al primo tratto di Strada Commenda, poco dopo il bivio con la Cassia; a sud, invece, dall’uscita della superstrada per Vetralla fin quasi a Tobia, abitato escluso.

Identica in tutti e tre casi è anche la società proponente: si tratta di Energia Minerals (Italia), controllata dell’australiana Altamin. E così come a Nepi, anche a Latera e Viterbo si parla di progetti conoscitivi: “I lavori previsti in questa fase – sta scritto - si svilupperanno nell’arco di due anni e non comportano alcun impatto ambientale in quanto sono basati essenzialmente su attività di ricerca di dati storici relativi a sondaggi eseguiti in passato. Si è avuta cura inoltre a delineare i limiti di permesso in modo da escludere totalmente le zone protette presenti nell’area di progetto”.

La documentazione delle due nuove istanze è stata pubblicata dalla Regione Lazio.  Per il progetto “Latera” è partita anche la comunicazione che avvisa dell’avvio del procedimento gli enti interessati (i Comuni di Latera e Valentano, in questo caso), mentre l’iter dell’istanza che riguarda Viterbo si trova ancora in fase “embrionale”. Da Palazzo dei Priori gli uffici spiegano di non aver ricevuto al momento ancora nessuna informazione.

A Nepi intanto è fissato intanto per il 9 giugno il Consiglio comunale per analizzare la documentazione  del progetto denominato “Campagnano”. Per avere un quadro più completo e valutare se sia necessario presentare osservazioni,  l’Amministrazione Vita chiesto il parere dell’Istituto italiano di Geofisica, di Ispra e di Società Acqua di Nepi.

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Il Messaggero