Le nuove scoperte dal sito di Corchiano: «Ecco le sue origini»

Le nuove scoperte dal sito di Corchiano: «Ecco le sue origini»
Dall'area archeologica di San Giovenale a Corchiano continuano ad emergere le origini del borgo. Anche quest'anno si...

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Dall'area archeologica di San Giovenale a Corchiano continuano ad emergere le origini del borgo.

Anche quest'anno si è rinnovato l'appuntamento con il campo di ricerca del Gruppo Archeologico Romano sotto la direzione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti per l'Etruria meridionale e con la collaborazione dell'Amministrazione Comunale.

Vi hanno partecipato 45 volontari provenienti da Italia e Francia che hanno continuato le attività di ricerca e di valorizzazione del sito. Le indagini si sono concentrate su tre distinte aree ha spiegato l'archeologo Riccardo La Farina-: la prima, ha permesso di accertare che in epoca romana l'area è stata trasformata forse in vigneto. L'opera essa in atto ha stravolto la configurazione della collina. Nello specifico sono strati trovati i resti di due tombe a fossa isolate, sempre di epoca romana, rasate quasi del tutto da questo intervento. Dall'azione distruttrice di questo evento si è salvata, di una di queste due semplici e povere sepolture, quello che doveva essere il piano di appoggio del corpo formato da frammenti riusati di tegole. Un altro settore di indagine ha terminato di esporre la piccola tagliata viaria di accesso al luogo, sezionata in epoca romana da un imponente fronte di cava per l'estrazione di blocchi di tufo. Un terzo settore di scavo, iniziato quest'anno, sta cominciando ad indagare gli spazi circostanti uno dei tanti pozzi che costellano la collina, per capirne meglio la funzione e datazione. Al momento si è messo in evidenza che uno di questi pozzi è probabilmente precedente la costruzione delle trincee per coltivazione.

Soddisfatti gli amministratori comunali. Il sindaco Paolo Parretti e il vice Pietro Piergentili hanno salutato gli ospiti al termine dei lavori ricordando l'importanza del progetto portato avanti. Dal 2016 le indagini vanno avanti con molta attenzione ha detto Parretti- questi interventi hanno un notevole valore scientifico, poiché costituiscono al momento l'unico sito falisco oggetto di scavo archeologico.

Le indagini sono lente e complesse, ma hanno già permesso di stabilire che la collina ha visto tre principali momenti di utilizzo ha ricordato Piergentii-: tardo-falisco romano, e infine, alto-medievale. Sono tornati alla luce in questi anni resti di spazi scavati nel tufo probabilmente usati per immagazzinare cibo e lavorare tessuti, annessi a spazi all'aria aperta coperti da tettoie

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Il Messaggero