Le luci della ndrangheta sulla movida viterbese: l'assalto al Perfidia

Le luci della ndrangheta sulla movida viterbese: l'assalto al Perfidia
Il colpo grosso era la discoteca Perfidia. Ismail Rebeshi non voleva solo controllare la movida per i tanti romeni del Viterbese, ma voleva rimettere in piedi la discoteca più...

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Il colpo grosso era la discoteca Perfidia. Ismail Rebeshi non voleva solo controllare la movida per i tanti romeni del Viterbese, ma voleva rimettere in piedi la discoteca più grande della Tuscia. A tarpare le ali al sogno di Rebeshi i carabinieri, che la notte del 27 agosto lo hanno portato via, ammanettato, dal suo night club di via della Palazzina. L'accusa era di spaccio e potentissimi legami con la criminalità albanese.


Il 35enne, da anni residente nel capoluogo, è però finito di nuovo nei guai 15 giorni fa. Quando, in carcere, è stato raggiunto da un nuovo mandato d'arresto. E questa volta per associazione a delinquere di stampo mafioso. Gli inquirenti lo definiscono il capo. L'uomo che insieme a Giuseppe Trovato gestiva e coordinava il sodalizio criminale (l'accusa formulata contro di loro e altri 15 è associazione di stampo mafioso) stroncato proprio dai carabinieri del nucleo investigativo.

Rebeshi prima dell'arresto gestiva due night, lo Shisha e il Ninfea, a Vetralla. E ancora il Range club. Locali piccoli rispetto alle grandi discoteche presenti sul territorio, che avrebbero potuto portar via tutta la clientela. E mentre minaccia, danneggia e intimidisce due imprenditori romeni che erano riusciti a organizzare serate danzanti per romeni, nella discoteca Theatrò, aveva in mente di fare il colpaccio. Grazie a una società composta da persone amiche aveva infatti chiesto al Comune di Viterbo di riaprire il Perfidia. La discoteca che per anni, insieme al Theatrò ha fatto ballare i ragazzi del capoluogo.

La commissione apposita, dopo i primi accertamenti sui documenti, ha espresso parere positivo. Per la realizzazione dell'impresa di Rebeshi - e cioè controllare l'intero settore della movida - mancava solo l'ultimo passo. Passo che non è riuscito a fare. La sera prima dell'ultimo sopralluogo per Rebeshi sono scattate le manette e il Perfidia è rimasto chiuso.


Ma i sogni di gloria non erano solo quelli dell'albanese. Anche l'altro capo del sodalizio, Giuseppe Trovato, ossessionato dalla concorrenza nel mercato del compro oro, ne aveva uno. E aveva iniziato a pianificare. Erano infatti almeno tre le richieste per aprire altri negozi di compro oro in città. E tutti facenti capo alla società del calabrese. Anche qui, dopo l'arresto, si è tutto arenato. Entrambi avevano pianificato di abbattere la concorrenza e gestire in totale solitudine i settori di interesse. Capi e accentratori non solo nel sodalizio criminale, ma anche negli affari in città. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero