Il molestatore delle bimbe non è il pakistano

Il molestatore delle bimbe non è il pakistano
Non è lui. Il pedofilo seriale che avrebbe molestato quattro ragazzine, non sarebbe il pakistano 29enne arrestato dalla Squadra mobile due mesi fa. Ieri mattina al termine...

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Non è lui. Il pedofilo seriale che avrebbe molestato quattro ragazzine, non sarebbe il pakistano 29enne arrestato dalla Squadra mobile due mesi fa. Ieri mattina al termine dell'incidente probatorio, durante il quale sono state ascoltate le quattro vittime, il confronto all'americana avrebbe smontato tutto il quadro indiziario. Il pakistano, insieme a due connazionali, è stato posto dietro un vetro specchiato e le piccole hanno dovuto tentare di riconoscere l'uomo che le aveva seguite e minacciate. Nessuna delle quattro avrebbe detto con sicurezza che il pedofilo è lui. Una ha avuto tentennamenti; un'altra avrebbe detto che i capelli erano simili. La più grande delle quattro, invece, con assoluta certezza avrebbe dichiarato che nessuno dei presenti era l'uomo che l'aveva seguita e spinta nell'androne del palazzo. «Il confronto - spiegano gli avvocati Marina Bernini e Samuele De Santis che difendono il pakistano - ha mostrato chiaramente quello che diciamo fin dal primo giorno: c'è stato uno scambio di persona. Il molestatore non è il nostro assistito. Con questo non vogliamo dire che i fatti non siano mai accaduti, ma solo che non ne è responsabile il 29enne».

Che i fatti siano accaduti lo hanno confermato tutte e quattro le giovani vittime. L'incidente probatorio, durato quasi 4 ore, ha permesso di cristallizzare il racconto delle bambine. Ognuna di loro ha risposto alle domande del gip Francesco Rigato tentando di ricordare più dettagli possibili del giorno in cui un uomo straniero le avrebbe seguite e poi tentato di violentarle. Gli agenti della Squadra mobile, coordinati dalla Procura di Viterbo, sarebbero arrivati al pakistano dopo aver ascoltato le denunce delle prime due vittime di 11 e 13 anni e dopo aver visionato le immagini della video-sorveglianza che lo avrebbero immortalato mentre pedinava le sue vittime. Le prime due denunce parlavano di inseguimenti fin dentro l'androne del palazzo, di mani dell'uomo che tengono ferme le vittime e strofinamenti. La terza denuncia è del 6 maggio scorso. Un ragazzo straniero con una banale scusa sarebbe entrato nell'androne di un condominio in centro e avrebbe bloccato una bambina di 10 anni contro l'ascensore per poi accarezzarle le gambe e compiere atti contro la sua volontà. La terza denuncia è del 28 maggio. La vittima, una bambina di 12 anni, ha raccontato agli investigatori che un uomo sarebbe entrato nel garage del condominio dove la piccola abita e avrebbe cercato di immobilizzarla tenendola ferma con una mano. Tutto mentre le dice «Vieni, vieni». La ragazzina impaurita sarebbe riuscita a chiudersi nell'ascensore, ma il molestatore imperterrito avrebbe continuato a bussare contro la porta tentando aprirla con la forza per entrare nel vano insieme a lei.

«Anche la ricostruzione dei fatti - dicono ancora gli avvocati - ha mostrato alcune discrasie: due vittime avrebbero detto che il soggetto autore del delitto le aspettava sotto casa, non che le seguiva. E comunque non si tratta del nostro assistito. Per questo insistiamo nel dire che deve essere liberato e le accuse devono cadere tutte». Gli avvocati Bernini e De Santis hanno già presentato istanza di scarcerazione per il pakistano, il gip Rigato deciderà nelle prossime ore.
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Il Messaggero