Lavoro, l'allarme della Uil: a Viterbo è boom di contratti precari, peggio che resto del Lazio

Lavoro, l'allarme della Uil: a Viterbo è boom di contratti precari, peggio che resto del Lazio
Lavoro sempre più precario nella Tuscia, addirittura – per alcune tipologie di contratti a termine – più che nel resto del Lazio. Un primato che...

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Lavoro sempre più precario nella Tuscia, addirittura – per alcune tipologie di contratti a termine – più che nel resto del Lazio. Un primato che significa sempre meno certezze per il futuro, soprattutto tra i giovani della provincia. In un momento in cui l’inflazione erode gli stipendi e comprarsi una casa, visti i tassi dei mutui alle stelle, resta un miraggio per molti il quadro che emerge dal dossier che la Uil del Lazio e l’istituto di ricerca Eures hanno realizzato per monitorare l’occupazione e la qualità del lavoro, è alquanto sconfortante. 

I numeri sono chiari: chi riesce a trovare una occupazione in maggioranza non ottiene il posto fisso. Sa, invece, che l’impiego avrà una scadenza. Il primo semestre del 2023 ha visto nel territorio della Tuscia l’attivazione di 6.432 rapporti di lavoro a termine, 2.020 contratti a tempo indeterminato. I contratti stagionali sono stati 1.615, gli intermittenti 1.210, quelli in somministrazione 369, mentre i contratti di apprendistato hanno raggiunto le 908 unità. Il tutto tradotto in percentuale significa che solo il 23,3% dei rapporti di lavoro attivati è regolato da forme contrattuali stabili, mentre il 76,7% ricade tra i contratti atipici. Numeri che, elaborati su dati Inps, tengono conto dei settori privati escluso l’agricoltura.Quest’ultimo settore è uno dei quelli dove maggiormente si fa ricorso alla stagionalità per cui la realtà del mercato del lavoro nel complesso è ancora più precaria.

Si è accennato al quadro regionale: “Nella composizione percentuale delle varie tipologie contrattuali – commenta Giancarlo Turchetti, segretario generale della Uil di Viterbo - con il 9,6% siamo primi nel Lazio per contratti intermittenti attivati in questo primo semestre (sul totale di quelli firmati, ndr) e secondi, dopo Latina, per contratti stagionali posti in essere”. Cosa accade nelle altre province? Come accennato, per i contratti intermittenti il Viterbese è in pole position, seguito da Roma con il 4,9%, quindi Latina 3,8%, Frosinone 2,8 e Rieti 2,3 (la media del Lazio è del 4,8%; in pratica nella Tuscia la percentuale è quasi doppia). Per gli stagionali, a fronte di una media laziale del 9,3%. Il primo posto va a Latina con l 18,7%, quindi Viterbo con il 12,9, seguire da roma (8,8%), Frosinone (2,9) e Rieti (1,8).

Il commento della Uil è amaro: “Si accentua il ricorso a forme contrattuali che aumentano la precarietà nel mondo del lavoro – dice Turchetti – e così, sebbene il saldo tra contratti attivati e cessati sia positivo attestandosi a 3.710 unità, la qualità del lavoro diminuisce irrimediabilmente”. In generale, il Viterbese occupa il quarto posto nel Lazio per attivazioni di rapporti di lavoro, pari a 12.554, in calo rispetto ai primi sei mesi dal 2022 quando erano stati 13.071. Il raffronto restituisce un quadro ancor più nero: dal primo semestre 2022 allo stesso periodo 2023 i contratti a tempo indeterminato sono scesi del 18,6%, quelli di apprendistato del 10,7%, quelli a termine del 2,5%, laddove i contratti stagionali sono cresciuti del 10,2%, quelli in somministrazione dell’1,7%, gli intermittenti del 5,6%. 

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Il Messaggero