L'Ater non ha risposto alla richiesta di sanatoria, la famiglia può restare (per ora) nella casa popolare occupata

L'Ater non ha risposto alla richiesta di sanatoria, la famiglia può restare (per ora) nella casa popolare occupata
Per ora potranno restare nella casa popolare di Nepi che avevano occupato abusivamente. Il Tar del Lazio ha accolto infatti il ricorso che questa famiglia svantaggiata aveva...

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Per ora potranno restare nella casa popolare di Nepi che avevano occupato abusivamente. Il Tar del Lazio ha accolto infatti il ricorso che questa famiglia svantaggiata aveva inoltrato attraverso l'avvocato Ilaria Salamandra.


E lo sfratto ordinato dall'Ater – l'azienda regionale di edilizia popolare – è congelato. Ieri sono state pubblicate le motivazioni di una sentenza che la stessa avvocata Salamandra definisce “importante anche per altre realtà, non solo per la Tuscia”. Tra le motivazioni, appunto, spicca un aspetto: l'Ater non ha risposto alla richiesta di sanatoria avanzata dalla famiglia. Che non appena si era introdotta nella casa popolare, sfitta e vuota, si era autodenunciata. L'omissione dell'azienda è stata considerata cruciale: “Questo non giustifica certo l'occupazione abusiva – sottolinea l'avvocato – che resta comunque grave, ma testimonia che le regole valgono anche per chi chiede che siano rispettate”. E l'Ater è stata anche condannata a risarcire le spese per il ricorso, di solito corpose e per consuetudine al Tar divise tra le parti.

La famiglia, composta da mamma e due figli, fu costretto a trasferirsi da Roma a Civita Castellana e poi a Nepi. Con diverse difficoltà, di natura economica e anche di inserimento nella comunità. Dopo l'occupazione dell'abitazione – dovuta strettamente alla necessità di trovare un tetto – e l'autodenuncia, dall'azienda arrivò lo sfratto. “Mi do fuoco”, disse la madre all'epoca dell'arrivo di bollettini per pagare una cifra che non avrebbe mai potuto racimolare, neanche a rate. Quindi il ricorso allo sfratto. Ieri la pubblicazione della sentenza: “Una sentenza che dovrebbe far riflettere sull'emergenza abitativa e sulle estreme conseguenze a cui può spingere le persone”, conclude l'avvocato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero