Il Ppi e la sede di Viterbo morosa: «L'appartamento è il nostro, ma non ne abbiamo la disponibilità»

L'appartamento di via Monte Zebio
«L'appartamento è nostro, ma non ne abbiamo la disponibilità. E sospettiamo che possa essere occupato abusivamente da persone sconosciute». Firmato:...

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«L'appartamento è nostro, ma non ne abbiamo la disponibilità. E sospettiamo che possa essere occupato abusivamente da persone sconosciute». Firmato: il Partito popolare italiano, o Ppi. Colpo di scena nella vicenda dell'immobile al primo piano di un palazzo di via Monte Zebio, che da alcuni anni risulta moroso per le spese condominiali (riscaldamento compreso), finite a carico degli altri inquilini dello stabile, una trentina di famiglie.


Un colpo di scena che arriva direttamente dal tribunale di Viterbo, dove dal 2015 è in corso un'esecuzione immobiliare nei confronti del partito – erede della Dc, e confluito nel 2002 nella Margherita -, con l'appartamento che dovrebbe essere pignorato. Dovrebbe appunto, visto che da allora, nonostante siano stati nominati i periti, e lo stesso Ppi si sia costituito nel giudizio col suo avvocato, nessuno è ancora riuscito a varcare l'ingresso di quei locali. Poco meno di cento metri quadri, oltre a 16 di garage.

Intanto, va detto che il proprietario è il Ppi – Gonfalone, che ha come tesoriere Luigi Gilli e come segretario generale Nicodemo Oliverio, onorevole oggi nelle file del Partito democratico. E va sottolineato che non sono soltanto i condomini ad aspettare soldi (circa 5mila euro di spese condominiali) da i popolari. C'è anche una cooperativa edile di Orvieto, che di euro ne deve avere 99mila. E che per prima ha avviato la procedura civile per pignorare l'appartamento, procedura alla quale si è accodato il condominio.


Dall'ultima udienza davanti al giudice Chiara Serafini, lo scorso novembre, però, il colpo di scena. L'avvocato della cooperativa umbra ha chiesto perché ancora non fosse stata eseguita la perizia sull'appartamento. La risposta di chi rappresenta il Ppi? «Pur nella massima collaborazione, la parte non ha la materiale disponibilità dell'immobile». Praticamente, non hanno le chiavi. E ancora: «L'immobile risulta occupato da terze persone, tutt'ora non identificate. Chiediamo quindi di acquisire forzosamente i locali». Insomma, di intervenire con la forza pubblica. Il giudice ha rinviato ad aprile 2018. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero