«Se vogliono andare a sbattere, come è già successo per le politiche, facciano pure. Se perderemo il Comune a Viterbo non sarò io a dovermi chiedere il perché». Nel Partito...
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La traduzione del Panunzi-pensiero sembra scontata: senza unità, ovvero una candidatura e soprattutto una lista di candidati condivisa, il Pd a Viterbo non va da nessuna parte. Il dato del capoluogo alle recenti elezioni regionali, il più vicino e indicativo, dà poco più del 21,7%. Buono per andare al ballottaggio? «Se la destra, maggioranza in questa città, deciderà di suicidarsi sì», risponde il consigliere regionale. Ma a quel punto anche le liste civiche potrebbero sperare nel secondo tempo del voto.
Insomma, i dem viterbesi sono destinati alla frattura eterna. «Dopo le politiche e le regionali una riflessione sul voto in questa provincia si imponeva - aggiunge Panunzi - invece che hanno fatto? Si sono portati via il pallone per non far giocare più nessuno. Nel partito restano i contrasti, ma non si può cercare la condivisione solo quando fa comodo. L'apporto di tutte le componenti è fondamentale per elaborare progetti vincenti, come accadde cinque anni fa». Anche se poi l'esperienza di Michelini è stata pessima, ma questo Panunzi non lo dice.
«Andiamo avanti così, vediamo dove arriviamo. La lista per il Comune? Se vogliono noi ci siamo, vedremo», riflette Panunzi. Come da copione, ieri sera è passata quasi all'unanimità la linea dei circoli Pd del capoluogo, tutti di marca fioroniana, e senza la minoranza che ha lasciato la direzione: via libera a Ciambella e alle allenze con MoRi e Psi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero