I teatri della Tuscia in prima fila per celebrare la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Mena Vasellino
Era il 25 novembre del 1960. Le tre sorelle Mirabal combatterono la dittatura (1930-1961) del dominicano Rafael Trujillo, con il nome di battaglia Las Mariposas (Le farfalle);...

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Era il 25 novembre del 1960. Le tre sorelle Mirabal combatterono la dittatura (1930-1961) del dominicano Rafael Trujillo, con il nome di battaglia Las Mariposas (Le farfalle); bollate come rivoluzionarie, vennero torturate e uccise. In loro ricordo, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne il 17 dicembre 1999. La ricorrenza vede in prima linea i teatri della Tuscia con eventi che urlano “basta” a una delle violazioni dei diritti umani più diffuse, persistenti e devastanti.

Venerdì 24 novembre, ore 21, al Teatro dell’Unione, il comune di Viterbo, assessorato alle politiche sociali, in collaborazione com Associazione Kyanos e Compagnia teatrale Faul Viterbo, presenta lo spettacolo “Non una donna in più” con la regia di Pina Luongo. Nella pièce, ispirata dal libro “Ferite a morte” di Serena Dandini, undici donne uccise - succubi delle tradizioni o delle leggi, del ruolo imposto da secoli - dall’aldilà, dove si ritrovano accomunate dallo stesso destino, gridano al mondo le loro vite spezzate da mariti, amanti, ex, genitori e fratelli. Ingresso a offerta libera fino ad esaurimento posti; la donazione è finalizzata al sostegno di iniziative e progetti a tutela delle donne vittime di violenza attraverso la costituzione di “doti per l’autonomia” (pacchetti di risorse per sostenere l’autonomia abitativa e formativa e l’inclusione sociale e lavorativa delle donne). Info e prenotazioni:  www.teatrounioneviterbo.it; tel. 388.95.06.826

Anche il Teatro Boni di Acquapendente, domenica 26, ore 17,30, celebra la Giornata con “Ti amo da morirne” di e con Mena Vasellino. “Lo spettacolo – spiega il direttore artistico della struttura aquesiana Sandro Nardi - è un omaggio alle tante donne vittime di violenza domestica. Con una particolarità: a raccontare al pubblico come sono andate realmente le cose e come si è arrivati all’epilogo finale, è la stessa vittima, che individua negli spettatori i tanti che assistono di solito a questi episodi devastanti, arrogandosi il diritto di sapere tutto  e che si disperano sempre tardi per non essere potuti intervenire prima. Un grido al mondo perché non si può assistere silenti quando le vittime sono in vita e piangerle disperatamente quando non c’è più nulla da fare”.

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Il Messaggero