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“L’aumento dei costi dell’energia rappresenta la punta di un iceberg fatto di tanti altri sottocosti generali, che, piano piano, stanno crescendo tutti. In molti Comuni, ad esempio, dopo il Covid è riaumentata la Tari. E poi l’acqua, gli affitti, il prezzo stesso delle buste e tante alree voci che insieme incidono”.
A parlare sono Andrea e Luca Pagliai, titolari di Lifestyle retail, azienda che gestisce diversi punti vendita nel centro Italia, settore abbigliamento. A Viterbo il loro negozio principale è Terranova. Il listino qui lo decide il brend, ma poco cambia. “Da noi – affermano i Pagliai - il prezzo di vendita al pubblico ha avuto un aumento inflazionistico: in primavera-estate una media del 5-8%, quello per l’autunno-inverno dovrebbe aggirarsi invece tra l’8 e il 15 per cento. Tutto ciò però non si tramuta in un incasso maggiore, perché i consumi si stanno contraendo: il cliente, essendo impaurito per la situazione generale di crisi o perché deve fare i conti anche lui con gli aumenti generali, non compra più come prima.
Cristina Filoscia invece è titolare insieme alla sorella di Femina, negozio di abbigliamento intimo a viale Fiume. Filoscia ha un contratto a tariffe bloccate siglato anni fa in occasione di una ristrutturazione. Su questo fronte può stare tranquilla, anche se, visti i tempi, preferisce non dirlo ad alta voce. Per il resto anche per lei i grattacapi non mancano. Tra le varie difficoltà riscontrate in questi mesi, i pesanti ritardi nella consegna della merce “Almeno l’80 per cento delle volte oltre i termini stabiliti. Si lavora malissimo così e la clientela non è soddisfatta. Vale anche per il packaging, le buste. Un negozio come il nostro confeziona molti pacchi regali. Ma riscontriamo molte difficoltà nel reperire il materiale: l’ordine che ho fatto a maggio è arrivato adesso. E anche questi prodotti hanno subito un forte aumento, che a fine anno incide, eccome”.
Poi ci sono da gestire i rapporti con i partner. “Tutte le aziende con le quali lavoro hanno aumentato i prezzi del 15-20 per cento”. Un dato in linea con quello registrato da Confcommercio Lazio Nord: “A fronte di questa situazione – dicono dall’associazione di categoria – c’è chi tra i negozianti non ha applicato rincari e chi invece aumenti minimi del 7% per non gravare sui clienti”. Filoscia è tra coloro che per ora non hanno variato i cartellini. “In qualche modo riesco ancora a controbilanciare. Ma non posso andare avanti a lungo in questo modo”. Nonostante una clientela con una capacità di spesa più alta rispetto alla media, anche da Femina si registra un calo delle vendite. “Tutti risentono di questo clima generale di incertezza. La gente ha paura”.
Eppure dopo il Covid sembrava che le prospettive per il futuro fossero positive. “Il settore aveva registrato segnali incoraggianti – dicono sempre da Confcommercio -. Una ripresa dovuta al forte desiderio di ricominciare a vivere e quindi anche di spendere c’era stata. Le aziende avevano avuto un po’ di respiro. Ma ora questa situazione rischia di buttare giù nuovamente il castello”.
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