Si è svolto sabato scorso, nella sala consiliare del Comune di Castel Sant’Elia (Viterbo) il convegno “Ambiente e salute. Pesticidi e diserbanti in...
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Si sono succeduti quindi gli interventi di Giordano Piacenti e Andrea Ferrante dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica-Aiab; di Antonella Litta, referente dell'Associazione italiana Medici per l'ambiente-Isde. Tutti gli interventi hanno evidenziato l’importanza di sostenere e promuovere l’agricoltura biologica, quale strumento fondamentale per contrastare le monocolture, foriere di danni agli ecosistemi e impoverimento e inaridimento del suolo.
Preservare la biodiversità, la bellezza e quindi il patrimonio storico culturale e paesaggistico del territorio viterbese sono le azioni necessarie. «Così salvaguardiamo l’ambiente e in primis l’acqua per quantità e potabilità, la salute delle persone e degli agricoltori e la redditività del loro lavoro su medio e lungo periodo», è stato rimarcato. Dal convegno anche l’impegno e l’auspicio perché si arrivi presto ad una uniformità delle ordinanze in tutti i Comuni che aderiscono al Biodistretto della via Amerina e delle forre, in materia di uso e forte riduzione dei pesticidi fino alla loro completa eliminazione.
Nell’intervento della dottoressa Litta è stato rimarcato che «le attività dell’agricoltura intensiva e convenzionale con l’utilizzo di pesticidi ha sottolineato - diserbanti e fertilizzanti chimici rappresenta una costante minaccia per la vita, la salute delle popolazioni, degli agricoltori e in particolare per la salute dei bambini e delle future generazioni. La prima e vera forma prevenzione sanitaria consiste non nella diagnosi precoce di una malattia ma nel non far ammalare le persone e questo può essere ottenuto riducendo tutte le fonti di inquinamento dell’acqua, dell’aria, del suolo e del cibo e quindi anche con una agricoltura che rinunci subito all’utilizzo di sostanze di sintesi chimica utilizzate in forte misura anche nelle monocolture come quella della nocciola, sempre più diffusa nel territorio viterbese, a scapito di altre coltivazioni e con conseguente impoverimento dei suoli ed elevato consumo e rischio di inquinamento dell’acqua».
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Il Messaggero