La Corte d’appello conferma: a Gradoli non ci fu nessun ospizio lager

Giustizia
La Corte d’Assise d’appello conferma: a Gradoli non ci fu nessun ospizio lager.  Dopo dalla sentenza di primo...

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La Corte d’Assise d’appello conferma: a Gradoli non ci fu nessun ospizio lager. 


Dopo dalla sentenza di primo grado ieri mattina si sono pronunciati i giudici d’appello. Modificando solo in minima parte quanto era sta già detto dai togati e popolari del Tribunale di Viterbo. 
Quindi assolti, anche in secondo grado, il gestore dell’ospizio di Gradoli Franco Brillo e due medici: Ugo Gioiosi e Lucia Chiocchi. Non solo, prescritto anche il reato di appropriamento indebito per cui erano stati condannati i Brillo, padre e figlio. 
Il processo davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Viterbo alla struttura sul lago di Bolsena si chiuse a luglio 2018 dopo due anni e mezzo di dibattimento. E 25 udienze. 
A chiedere una nuova sentenza lo stesso pm Franco Pacifici che chiese per gli imputati 18 anni di reclusione.
Il sostituto procuratore di Viterbo aveva impugnato la sentenza chiedendo non solo un nuovo pronunciamento ma anche una nuova istruttoria dibattimentale, con l’intento di ascoltare anche quei testimoni che erano stati “tagliati” perché ritenuti ridondanti. 
Le richieste del pm, però, non sono state accolte e la corte d’assise di secondo grado ha pronunciato la stessa identica sentenza di assoluzione.
Il processo ai gestori della casa di riposo “Il fiordaliso Sas” di Gradoli e a due medici è iniziato a febbraio 2016. 
Tutto partì dopo il decesso “sospetto” di otto ospiti della struttura. I Nas iniziarono articolate indagini che si conclusero nel 2010 quando scattarono anche le manette per il gestore. Dopo oltre 10 anni dalle indagini però niente è cambiato. Quell’ospizio sulla riva del lago di Bolsena, dove morirono innegabilmente alcuni ospiti anziani, non era un lager. 
Soddisfatti alla lettura della sentenza gli avvocati della difesa che hanno perorato la causa dei loro assistiti.
Come fecero in primo grado sollevarono il ragionevole dubbio e la mancanza di certezze anche nelle perizie.

A cantare vittoria gli avvocati Enrico Valentini per Franco Brilli, Samuele De Santis per il figlio Federico accusato di appropriazione indebita, reato oggi prescritto e il difensore Sergio Finetti per Gioiosi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero