Giovani e violenza, si muove il Comune: «Chi vede, segnali. E tanta prevenzione»

Giovani e violenza, si muove il Comune: «Chi vede, segnali. E tanta prevenzione»
Giovani e violenza, «il Comune di Viterbo sta mettendo in campo tutti gli strumenti a disposizione, intensificando l’azione della polizia locale, chiedendo più...

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Giovani e violenza, «il Comune di Viterbo sta mettendo in campo tutti gli strumenti a disposizione, intensificando l’azione della polizia locale, chiedendo più telecamere al Ministero, collaborando con le forze dell’ordine. Ma - dice Umberto Di Fusco, capo di gabinetto della sindaca Chiara Frontini - serve anche che i cittadini si facciano parte attiva: quando una persona assiste all’inizio di questi episodi ha il dovere morale di alzare il telefono e allertare le forze dell’ordine, altrimenti diventa complice. Serve una reazione civile».

«Il sindaco - prosegue Di Fusco - ha un responsabilità relativa rispetto questo tipo di situazioni, ma non significa che non abbia rappresentato il problema al comitato per l’ordine e la sicurezza. Il prefetto ha chiesto di intensificare i controlli e questo già avviene».

«Mi viene l’orticaria quando sento parlare di baby gang a Viterbo - aggiunge l’esperto di sicurezza, forte della sua esperienza come dirigente di polizia -. Non voglio spostare il discorso, ma è un termine che si lega a contesti urbani molto più grandi del nostro, dove c’è anche controllo della droga e giro di armi. Con questo non voglio ridimensionare il problema. Anzi». La ricetta che può dare frutti per Di Fusco è «lavorare in collegamento con scuola e famiglie, in modo da agire a monte di quelle che possono essere le motivazioni di disamore di questi giovani nei confronti del senso civico; rimuovere gli ostacoli che spingono questi gruppi a vivere in maniera non consona alla loro età».

Il Comune ha avviato nelle scuole il progetto della didattica delle emozioni, in fase sperimentale ha dimostrato di essere in grado di ridurre stress e aggressività. «E’ un percorso lungo ma per modificare un modo di fare all’interno della società ci vuole tempo, si va goccia a goccia».

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Il Messaggero