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«Andrea Landolfi è stato fatto passare come il mostro, lo scarto della società. Una tesi funzionale alla Procura, che ha disegnato l’impianto accusatorio che è tutt’altro che provato». E’ il giorno della difesa di Andrea Landolfi, il 30enne romano accusato di omicidio volontario della fidanzata Maria Sestina Arcuri. La 26enne morta a febbraio del 2019 dopo una terribile caduta per le scale.
Morte di Maria Sestina Arcuri, il pm chiede 25 anni di carcere per il fidanzato
«La Procura dice che Landolfi l’ha lanciata, ammazzata, e chiede 25 anni di carcere. Ma qui - affermano i difensori - non c’è stato nessun lancio, la Procura vuole solo consegnare alla Corte d’Assise una bestia e fare il processo alla “famigliaccia” di Andrea».
Gli avvocati della difesa Serena Gasperini e Daniele Fabrizi, in oltre 6 ore di discussione, smontano l’impianto accusatorio, fanno emergere dubbi e consegnano un’altra verità.
E non è solo la dinamica della tragedia ad essere smontata. Qui l’avvocato Fabrizi ha articolato una lunga discussione ribattendo punto su punto a ogni affermazione del Ris. Ma anche la vicenda umana di Landolfi. «Sono state portate a testimoniare ex fidanzate di 14 anni fa - ha spiegato la difesa - con l’unico scopo di raccontare che Andrea è aggressivo. E come se non bastasse si è puntato il dito sul consumo di alcol. L’equazione è presto fatta. L’alcol porta all’aggressione e all’aggressione all’omicidio. Reato per cui c’è l’ergastolo».
Poi la storia tra i due fidanzati. «Una storia di 3 mesi - dice la Gasperini - fresca, giovane con tutto quello che comporta. Numerandole ci sono state tre litigate in tre mesi. L’amica di Sestina a fine gennaio 2019, pochissimi giorni prima della tragedia, dice che era felicissima. Ma qui ci è stato detto che lei voleva lasciarlo. Allora ascoltiamoli tutti, e per intero, i messaggi. Il sabato della tragedia, dopo una discussione, Sestina chiama Andrea 45 volte, gli scrive sms. Le sue parole sono: “torna, sei l’amore della mia vita”. Allora chi voleva lasciare chi?».
La difesa sottolinea prove che non sarebbero state valorizzate, che avrebbe potuto portare in una direzione diversa. «Le tracce raccolte dal Ris sul muro delle scale, compatibili con i jeans di Sestina e le scarpe di Andrea perché non sono rientrate nella ricostruzione?». La risposta implicita della difesa è una sola: «Non giustificavano l’ipotesi della Procura». La discussione poi si sofferma sui testimoni fragili. Il ragazzo del pub, con deficit cognitivi e il figlio di 5 anni.
«Abbiamo acconsentito a depositare alla Corte tutti gli atti - spiegano ancora - per un motivo molto semplice. Perché tutti voi giudici vi rendiate conto di come sono state fatte quelle audizioni. Del modo, delle domande a soggetti vulnerabili. Così come tutte le intercettazioni e le dichiarazioni della nonna di Andrea. Leggete tutto, ascoltate tutto. Fatevi domande e se sorgono dubbi sappiate che in questi casi l’imputato va assolto».
La sentenza il 19 luglio prossimo.
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