Gavac, 50 anni in campo per il reinserimento dei detenuti. La presidente: «Certi suoni come il chiavistello alle tue spalle non si dimenticano»

Gavac, 50 anni in campo per il reinserimento dei detenuti. La presidente: «Certi suoni come il chiavistello alle tue spalle non si dimenticano»
Sono in tutto una ventina i volontari del Gavac (Gruppo assistenti volontari animatori carcerari), l’associazione che opera all’interno e all’esterno della casa...

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Sono in tutto una ventina i volontari del Gavac (Gruppo assistenti volontari animatori carcerari), l’associazione che opera all’interno e all’esterno della casa circondariale di Viterbo per dare assistenza a detenuti e familiari. «Da 50 anni sul campo – spiega la presidente Elisabetta Gatti – ma i nostri valori sono sempre gli stessi, così come i nostri obiettivi».

L’anniversario, per la precisione, cadrà tra alcuni mesi: il prossimo novembre. «Era il 1974 quando don Frare decise di fondare questa associazione (Gruppo assistenti volontari animatori carcerari, la dicitura estesa, ndr) la cui volontà era occuparsi e portare sollievo ad una categoria spesso dimenticata: quella dei detenuti – spiega Gatti -. Nel corso degli anni l’associazione si è evoluta, ha retto il passo con i tempi, non facendo mancare mai la sua opera. La detenzione è un dolore per chi la prova sulla sua pelle ma anche per chi la conosce dall’esterno perché mette alla prova l’emotività di una persona. Per questo ogni volontario attraversa un percorso di formazione prima di entrare a contatto con la realtà carceraria. Certi suoni, come quello del chiavistello che gira alla tua spalle, sono difficili da dimenticare».

Le attività all’interno del carcere prevedono colloqui di risocializzazione «perché il dialogo è il nostro punto di partenza. Ascoltiamo i detenuti che ne fanno richiesta, ci facciamo promotori delle loro esigenze e richieste davanti alle figure professionali che lavorano all’interno del carcere». E ancora tutoraggio per gli studenti universitari e numerose attività formative finalizzate alla rieducazione del detenuto. «Lo scorso anno, per esempio, abbiamo dato il via a una serie di progetti, tra questi un ciclo di percorsi sulla genitorialità e un corso di autobiografia attraverso il quale il detenuto progettava il futuro rivisitando il passato». Fuori dalla casa circondariale, invece, l’associazione lavora per garantire ospitalità ai detenuti in permesso premio senza risorse economiche e delle loro famiglie. Per l’accompagnamento dei carcerati in permesso premio ad ore. Per facilitare i rapporti con famiglie, avvocati e struttura carcerari. Quindi sensibilizzando i cittadini sulle tematiche carcerarie.

Altre, poi, sono pronte a partire. «Quest’anno ci sarà un nuovo progetto culturale con al centro la biblioteca e, quasi in parallelo, un corso sul rispetto della persona umana». Progetti che hanno avuto il sostegno anche del Comune di Viterbo. Nei giorni scorsi, infatti, l’amministrazione comunale ha disposto attraverso una determina l’erogazione di un contributo di 16mila euro in favore di Gavac, «per l’attuazione di interventi volti all’inclusione sociale dei detenuti». Fondi così suddivisi: 9mila euro per le attività all’interno del carcere e 7mila per quelle all’esterno.

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Il Messaggero