Fusione nucleare, l'Università della Tuscia partecipa al progetto

Rettorato di S.Maria in Gradi: chiostro rinascimentale
Prestigioso riconoscimento per gli scienziati dell’Università della Tuscia, unico ateneo del Lazio chiamato a far parte,  insieme al Consorzio “Rfx”,...

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Prestigioso riconoscimento per gli scienziati dell’Università della Tuscia, unico ateneo del Lazio chiamato a far parte,  insieme al Consorzio “Rfx”, al Politecnico di Torino e all’Università Milano Bicocca, al progetto dell’Eni e dell’Enea sulla fusione nucleare ed entrare nel consorzio “Dtt” (Divertor Tokamak Test) che comporta un investimento di oltre 600 milioni di euro.

 
«Esprimo innanzi tutto – è il commento del rettore Stefano Ubertini - la grande soddisfazione per questo riconoscimento scientifico. L'Unitus è attiva da molti anni nel campo della ricerca sulla fusione nucleare, sia come terza parte Enea nel consorzio EUROfusion, sia in progetti di interesse nazionale che internazionale con istituti di ricerca prestigiosi,  come il Max Planck, e imprese del settore come la Walter Tosto SpA. La Tuscia, inoltre, è tra i pochi atenei italiani ad avere corsi dedicati all’energia da fusione nella propria offerta formativa».
 
Il progetto “Dtt” nasce per fornire risposte scientifiche e tecnologiche ad alcuni aspetti del processo di fusione, come gli elevati carichi termici in gioco e i materiali da utilizzare e avrà ricadute sul Pil nazionale di circa due miliardi di euro con la creazione di 1.500 nuovi posti di lavoro, dei quali i 500 diretti, tra scienziati e tecnici. «Al nostro ateneo – prosegue il magnifico – sono state riconosciute alte professionalità e competenze. Oggi, infatti, abbiamo corsi sia di fisica del plasma, sia di tecnologie per la fusione al corso di laurea magistrale in Ingegneria Meccanica, oltre a numerose posizioni nel corso di dottorato internazionale in Engineering for Energy and Environment».
 
Sulla stessa lunghezza d’onda Giuseppe Calabrò, presidente del corso di laurea in Ingegneria, che rivela:«I nostri corsi sono stati riconosciuti come eccellenti nel panorama internazionale, come testimonia il nostro recente ingresso in ‘FuseNet’, il network europeo delle grandi università che operano nel campo dell’energia da fusione».
 

Pierluigi Fanelli, docente di Costruzioni meccaniche, aggiunge: «La qualità dei nostri dottorandi in questo campo è testimoniata dal recente successo nell’assegnazione di un “EUROfusion Engineering Grant” sui materiali innovativi per la fusione  nucleare». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero