Francigena, sul ramo calore metà dei lavoratori a rischio. La Uil: «Li cacciano? Il sindaco non mantiene la parola»

Francigena, sul ramo calore metà dei lavoratori a rischio. La Uil: «Li cacciano? Il sindaco non mantiene la parola»
Francigena, sul ramo calore la situazione brucia. Il 30 giugno scade la proroga per la gestione del ramo, ma dopo aver dato la propria parola ai sindacati, palazzo dei Priori ha...

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Francigena, sul ramo calore la situazione brucia. Il 30 giugno scade la proroga per la gestione del ramo, ma dopo aver dato la propria parola ai sindacati, palazzo dei Priori ha fatto inversione a U: è infatti pronto un bando per la cessione. Che però prevede l'assorbimento di solo la metà dei dipendenti. Cosa che manda su tutte le furie la Uil, con Giancarlo Turchetti: «Se la politica della maggioranza è mandare a casa i lavoratori lo dica chiaramente: faremo i nostri passi».


Retroscena: proprio sui lavoratori l'amministrazione starebbe cercando di far ricadere la responsabilità per la mancanza di alcune certificazioni sugli impianti. Secondo loro, invece, a chiederle avrebbe dovuto essere l'ufficio tecnico di palazzo dei Priori. Della cosa si è discusso in commissione, dove è uscita fuori la storia del bando, già pronto per essere pubblicato entro il 30 giugno. Contestualmente dovrebbe arrivare un'altra proroga a Francigena per garantire la continuità del servizio in attesa dell'affidamento. Qualcuno dalla minoranza ha tentato di chiedere lumi sulla clausola che prevede di rilevare solo la metà dei dipendenti, tre invece degli attuali sei, le risposte però non sono arrivate. Anzi: è stata fatta fare una perizia per verificare lo stato delle caldaie nei vari istituti ed è emerso che non sarebbero in possesso di tutti i certificati di idoneità. La relazione – predisposta dall'ingegner Bacchiarri - non è stata consegnata all'opposizione perché sarà parte integrante del bando. Un grimaldello, quello delle responsabilità sulle certificazioni, forse utilizzato per giustificare la cessione del ramo calore. Ma in ogni caso Francigena nel frattempo le ha ottenute tutte ed è pienamente abilitata a portare avanti il servizio.

Turchetti ripercorre le tappe della vicenda. «Era stata fatta una delibera per mettere a bando il ramo calore – dice – perché all'epoca la legge lo imponeva. Adesso invece si può proseguire in house. Tanto che avevamo fatto fare un piano di risparmio e di efficientamento delle caldaie per cinque anni. Il costo è inferiore a quello attuale, quindi il sindaco Leonardo Michelini a dicembre ci aveva assicurato che si sarebbe proceduto con l'affidamento in house. Adesso invece esce fuori un bando per sole tre persone. E le altre che facciamo, le mandiamo a casa?». Risposte? Nessuna. «Stanno zitti – continua - come sempre fanno orecchie da mercante. Il sindaco deve rispettare la parola data: caccia i propri dipendenti quando c'è un piano per tenerli? Non c'è necessità del bando».


Poi la doccia fredda della retromarcia in commissione, non comunicata ai sindacati. E le certificazioni? «Sono tutte a posto», assicura Turchetti. Il piano di risparmio presentato a fine 2016 dall'amministratore di Francigena, Cesare Curcio, prevede una spesa di 470 mila euro l'anno per cinque anni. Il bando dovrà essere necessariamente più vantaggioso, con la metà dei dipendenti i costi sarebbero già notevolmente abbattuti. Ma a far uscire un'offerta migliore rosicchiando euro mandando a casa i lavoratori – questo si percepisce nell'ambiente di Francigena – sono capaci tutti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero