Femminicidio, audizione di Donetti (Asl Viterbo) alla commissione d'inchiesta del Senato

Daniela Donetti a destra
"Non si possono negare i miglioramenti e l’aumentata attenzione verso il problema, ma dobbiamo constatare i limiti che ancora è necessario...

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"Non si possono negare i miglioramenti e l’aumentata attenzione verso il problema, ma dobbiamo constatare i limiti che ancora è necessario superare". Femminicidio e violenza di genere, oggi audizione di Federsanità al Senato. A guidare la delegazione, il diretto generale della Asl di Viterbo, Daniela Donetti che nei mesi di marzo-aprile ha lanciato la campagna #Lottocontrolaviolenza che, con il supporto di Federsanità sul territorio nazionale, ha coinvolto oltre 130 partner e sostenitori con il patrocinio di Anci Nazionale.

“La violenza di genere - ha detto Donetti alla commissione d'inchiesta  di Palazzo Madama su femminicidio e violenza di genere - è un fenomeno diffuso, trasversale tra i diversi status sociali, e complesso necessita di risposte di sistema uniformi e coese su tutto il territorio nazionale. Se da una parte possiamo constatare che tutte le regioni negli ultimi 15 anni hanno approvato almeno una legge sulla materia, dall’altra non possiamo che segnalare le differenze significative per quanto attiene i provvedimenti d'attuazione e la tipologia degli interventi in un contesto normativo relativamente giovane. La formalizzazione di protocolli interistituzionali ha facilitato il lavoro in rete (tra servizi sanitari, sociosanitari, forze dell’ordine e Enti Locali) ma ancora oggi l’anello più debole è rappresentato dalle risposte sociali territoriali spesso frammentate o insufficienti”.

L'audizione, aperta dall'intervento inaugurale della presidente, senatrice Valeria Valente, ha messo a fuoco nelle parole di Donetti il tema delle risposte territoriali frammentate: “Le cause di questa parcellizzazione possono essere diverse, tra queste la scelta degli Enti locali di investire principalmente sul volontariato e una eterogeneità della programmazione delle Regioni nelle misure di progettazione e finanziamento. Pur se la formazione è un tema ricorrente, non vi è evidenza dello sviluppo di metodologie e strumenti operativi socio-sanitari confrontabili, quali buone prassi e linee guida con un’attività formativa multiprofessionale, interdisciplinare e continua che sia codificata ed uniforme sul territorio nazionale, che punti in maniera particolare alla promozione delle soft skill, alle abilità comunicative e relazionali”.

Rispetto alla scarsa emersione del fenomeno, i servizi sanitari detengono – ha sottolineato il dg dell'Asl di Viterbo - un ruolo centrale in quanto sono quelli presso cui le donne accedono in misura prevalente, ma è ancora il Pronto soccorso il luogo dove si intercetta la violenza che quando qui arriva ha già avuto esiti importanti. In questo senso la “centralità delle Medicina generale nelle reti inter-istituzionali, nei tavoli di lavoro e nelle equipe multidisciplinari potrebbe infatti garantire una precoce intercettazione delle situazioni a rischio”.

L'intervento di Daniela Donetti si è concluso ricordando che “per attivare sistemi di prevenzione efficaci anche con azioni proattive, che includano oltre alle istituzioni e associazioni tutti gli attori sociali (es. scuole) si ritine sottolineare la necessità di sviluppare un sistema di monitoraggio omogeneo del fenomeno misurando anche le performance dei percorsi integrati; in questo contesto gli Osservatori regionali, ed a seguire quelli provinciali, potrebbero diventare una realtà importate per programmare azioni proattive e coordinate su tutto il territorio nazionale”. 

 

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Il Messaggero