Federlazio, palazzo dei Priori non va: «Risolti i problemi della maggioranza, ma non quelli della città»

Giuseppe Crea, direttore di Federlazio Viterbo
«Negli ultimi quattro anni ho visto risolvere i problemi legati alle dinamiche politiche della maggioranza. Molto meno quelli della città». Palazzo dei Priori:...

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«Negli ultimi quattro anni ho visto risolvere i problemi legati alle dinamiche politiche della maggioranza. Molto meno quelli della città». Palazzo dei Priori: non ci gira intorno il direttore di Federlazio, Giuseppe Crea. Anche perché «viste le esperienze da cui si veniva, le aspettative erano molto alte». Invece è mancata – e qui il déjà vu ci sta tutto - «la programmazione». Soprattutto se si parla di termalismo.


Parte dai problemi della politica, Crea. «Ci stanno, è normale – dice - ma sulla concretezza poi è ovvio che sia venuto a mancare qualcosa». Basti pensare a un settore strategico come quello delle terme. «Aspettiamo ancora risposte: quando se ne parlava, anni fa, Federlazio aveva un altro presidente e il comune un'altra giunta. Invece tutto è stato lasciato al caso e alla buona volontà degli operatori. Sono loro ad aver investito e promosso un territorio che andrebbe sostenuto». Eppure l'assessore di riferimento, Antonio Delli Iaconi, arriva da un mondo vicino a quello di Crea. «Viene infatti dal mondo imprenditoriale: allora sembrava il nuovo che avanza – continua – invece ora, mi si passi la battuta, pare più il nuovo che è avanzato. Sembrava dovesse essere un'iradiddio, ma tutto si è ridotto a poco o niente».

Palazzo dei Priori in sintesi: problemi interni tanti, soluzioni per quelli fuori poche. «Le dinamiche politiche – spiega ancora il direttore di Federlazio – hanno inevitabilmente impattato con l'esterno. E poi si stavano resuscitando anche i morti: penso alla ex Fiera di Viterbo, alla Volpara. Mi sembra che non ci sia una programmazione di lungo respiro: si va a tentoni, si segue la necessità del momento. Tutto troppo a macchia di leopardo». Crea riconosce che si è dovuto far fronte ai tagli di fondi, arrivando alle classiche «nozze coi fichi secchi. Sono convinto che comunque si sarebbe potuto fare meglio. Un esempio, la destinazione dei famosi 200 mila euro provenienti dall'imposta di soggiorno: potevano anche avere una programmazione migliore, io li avrei utilizzati per un'operazione unica, piuttosto che disperderli in mille rivoli. Si è cercato di accontentare tutti, alla fine però così non si accontenta nessuno».


La soluzione? Semplice, quanto impossibile. «Per promuovere il territorio, tutto va coordinato e inserito in una chiara visione complessa, di lungo periodo». Il problema è che in maggioranza non si parlano neanche tra di loro. «Ecco – conclude – appunto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero