Hotel confiscato alla mafia con processo in corso. E in Comune volano gli schiaffi

Fabrica di Roma
Scaramucce e sberle al Comune di Fabrica di Roma. Non si placa la tensione tra le stanze del municipio: nonostante il cambio di amministrazione resta ancora molta acredine...

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Scaramucce e sberle al Comune di Fabrica di Roma. Non si placa la tensione tra le stanze del municipio: nonostante il cambio di amministrazione resta ancora molta acredine tra qualche dipendente. Acredine che alcune settimana fa si è trasformata in uno scambio di colpi.

Nell’ufficio tecnico un architetto è stato colpito da un collega del settore, con tanto di accertamenti al pronto soccorso. Tra i due da diversi anni non corre buon sangue. La presunta vittima infatti è la stessa persona che, sette anni fa, fece scoppiare il caso che portò l’ex sindaco Mario Scarnati, due liberi professionisti e due dipendenti pubblici alla sbarra. Per tutti l’accusa è di turbativa d’asta. Il presunto aggressore, che è stato denunciato, sarebbe invece uno degli imputati.

I due, al cambio di amministrazione, si sarebbero trovati a condividere lo stesso settore e gli stessi spazi degli uffici comunali. E tra una pausa caffè e l’altra ci sarebbero stati momenti di tensione: battutine poco ironiche proprio sul processo in atto, finite con delle sonore sberle.

Il procedimento per turbativa d’asta ruota ruota intorno a un immobile sequestrato proprio 7 anni fa alla mafia. L'ex sindaco Scarnati, tra ottobre e dicembre 2015, decise di provare a trasformarlo in una casa di riposo per anziani. Ma qualcosa nella procedura non sarebbe stato cristallino. In particolare Scarnati, per l'accusa, avrebbe individuato a monte il professionista a cui affidare l’incarico, impartendo direttive al responsabile dell’ufficio tecnico e al rup. Mentre il libero professionista, che con i pubblici ufficiali curava la redazione del progetto, avrebbe fatto partecipare al suo posto un architetto, dando a quest’ultimo consigli su come predisporre i computi metrici.

Secondo la Procura i cinque avrebbero agito in concorso tra loro per rendere certo l’affidamento a un architetto già individuato. La bolla scoppiò dopo gli esposti presentati da alcuni consiglieri di opposizione e dalle registrazioni audio fatte da un architetto del Comune. Le stesse che alla prossima udienza, prevista per il 13 ottobre, arriveranno in aula al processo.

La giudice del Tribunale di Viterbo Elisabetta Massini ha affidato al perito Maria Mammolo l’incarico di trascrivere le intercettazioni ambientali e telefoniche.

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Il Messaggero