Espulsi dal Pd a Viterbo, il presidente della commissione: «Decisione sugli atti, non politica»

Espulsi dal Pd a Viterbo, il presidente della commissione: «Decisione sugli atti, non politica»
Il responso è arrivato a una settimana dalle sospensioni a tempo determinato. Alla vigilia del tesseramento e in prossimità del congresso. Ma in casa Pd il...

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Il responso è arrivato a una settimana dalle sospensioni a tempo determinato. Alla vigilia del tesseramento e in prossimità del congresso. Ma in casa Pd il presidente della commissione regionale di garanzia, Alberto Tanzilli, prova a smorzare le polemiche furibonde che gli sono piovute addosso, dopo la decisione di buttare fuori una quindicina di esponenti locali: «La commissione ha approvato all'unanimità una delibera che rispetta perfettamente le norme statutarie. E non fa politica: le soluzioni politiche appartengono agli altri organi del partito».


Out sei mesi il consigliere regionale Enrico Panunzi e l'ex deputato Alessandro Mazzoli; fino a gennaio 2020 invece Francesco Serra, Patrizia Frittelli, Mario Quintarelli, Andrea Cutigni e un'altra decina di dem. Secondo il capogruppo del Pd alla Regione, Mauro Buschini, si poteva risolvere tutto col confronto. «Sono d'accordo dice Tanzilli - ma il nostro non è un documento politico: non potevamo invadere un campo che non è della commissione, abbiamo applicato le regole».

Le sospensioni sono state decise con il minimo dei presenti: 7 su 13. Oltre al presidente c'erano i commissari Giuseppe Rizzo, Vincenzo Iavarone, Loredana Mezzabotta, Rosaria Alfinito, Bruno Manzi e Ornello Stortini. Erano presenti all'inizio, ma usciti prima del voto Bernardo De Stasio e Marco Mauri; assenti Walter Cherubini, Bruno Chiarinelli, Tania De Santis e Gloria Monaco. Il coordinatore dell'area Campo democratico, Marco Tolli, ha definito Tanzilli un presidente di parte. E' così? «Tutti continua dicono che nel Pd ci sono le correnti. E tutti facciamo evidentemente parte di una, ma non significa che poi facciamo operazioni di parte. La commissione viene nominata in proporzione: se al congresso c'è una maggioranza e una minoranza, anche la commissione le rispecchia».


Il sospetto che la sentenza sia arrivata a orologeria lo ha avanzato invece il vice segretario regionale Enzo Foschi, che ha parlato di un «Pd da rifondare». Ovviamente Tanzilli non è d'accordo: «La commissione conclude - si attiva nel momento in cui c'è un ricorso, non certo a discrezione. Basta guardare le date: abbiamo rispettato i tempi, non ne abbiamo perso». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero