«Fateci caso, nessuno in questa campagna elettorale parla più di Trasversale e del completamento dell'ospedale: sono stati i tormentoni per decenni. Qualcosa...
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Perché i viterbesi dovrebbero (ri)sceglierla per la Regione?
«Non devo elencare promesse, parlano i fatti. In cinque anni abbiamo ridato dignità a un ente dopo che, quando siamo arrivati, tecnicamente non era solvibile. Il risanamento della sanità, nonostante le false smentite, è nei dati: le verifiche dei ministeri dell'Economia e dalla Sanità certificano che l'emergenza è finita e che si può uscire a fine 2018 dal commissariamento».
Detta così sembra che Zingaretti abbia già vinto.
«Ed è sbagliato. Io voglio portare a Zingaretti il più alto numero di consensi per la conferma, ma non basta elencare i risultati. Agli elettori va detto che vogliamo completare il lavoro sfruttando le risorse che grazie al risanamento dei conti avremo disponibili, a partire dai fondi dell'Europa sui quali siamo tra i primi in Italia per l'utilizzo fatto. Non abbiamo la vittoria in tasca, dobbiamo lavorare fino all'ultimo voto».
In questa provincia i candidati alla Regione sono tanti, anche dentro il Pd.
«Per questo bisogna scrivere il nome sulla scheda: agli elettori va detto. La concorrenza anche interna sta nelle cose, la frantumazione di liste invece non aiuta la coalizione. Non era necessaria, ma ben venga il confronto».
E i suoi rivali interni?
«A me Zingaretti ha chiesto di candidarmi soprattutto per il rapporto personale che abbiamo e sulla base dei risultati raggiunti. Mi basta così».
Ad ascoltare Gentiloni, giorni fa, erano in tanti.
«Il suo è stato un segnale di attenzione per il territorio. L'iniziativa era organizzata dalla Bonaccorsi (e da Panunzi, ndr) e ha visto la sala strapiena con gente in piedi. Molto positivo».
Zingaretti è accredito della vittoria come il Pd della sconfitta alle politiche. Perché?
«A livello nazionale, dopo il 40% del 2014, il governo ha fatto molte cose ma in tante è mancato sulla concertazione, vedi la Buona scuola. I dati economici sono positivi, ma forse diamo un senso di compattezza più nel Lazio che altrove».
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Il Messaggero