Dopo i calcinacci all'Unione, verifiche anche al museo civico: «Il patrimonio culturale rischia di cadere a pezzi»

Dopo i calcinacci all'Unione, verifiche anche al museo civico: «Il patrimonio culturale rischia di cadere a pezzi»
Il campanello d'allarme si dev'essere sentito bene. Dopo che nei giorni scorsi erano caduti dei calcinacci dal cornicione del teatro dell'Unione (appena restaurato e...

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Il campanello d'allarme si dev'essere sentito bene. Dopo che nei giorni scorsi erano caduti dei calcinacci dal cornicione del teatro dell'Unione (appena restaurato e riaperto), il Comune è corso ai ripari. E ieri mattina quella parte che si affaccia su via Fratelli Rosselli, su quel marciapiede dove ogni giorno transitano centinaia di viterbesi, è stata controllata dai tecnici, con tanto di cestello telescopico. Rimosse anche le pietre – una delle quali di discrete dimensioni – che erano cadute, fortunatamente senza colpire nessuno. L'area transennata è stata smantellata e le transenne accantonate. Quasi una buona notizia, insomma, se prima non ci fosse stata quella cattiva della caduta dei calcinacci.


E in questo senso si inquadra un altro intervento svolto ieri mattina al museo civico. Anche questo reduce dalla ricostruzione di un'intera ala, con la riapertura del settembre 2014. Qui il paradosso è che la sezione rifatta gode di ottima salute, mentre quella non restaurata avrebbe bisogno di un consolidamento. Senza del quale è impossibile riaprire una parte (circa un terzo della superficie museale) tutt'ora chiusa, quella della pinacoteca, con soffitti alti quasi cinque metri. A quello scopo ci sarebbe un progetto (firmato dall'architetto Cesarini e dall'ingegner La Grutta), ma non i soldi, visto che il consiglio comunale, giusto qualche mese fa, bocciò un emendamento al bilancio proposto da Viva Viterbo.

«La verità è che da quando siamo usciti noi dalla maggioranza nessuno si occupa più del patrimonio culturale della città – attacca il movimento civico di Filippo Rossi – Semmai si pensa a curare le rotonde. Le nostre proposte concrete furono bocciate dall'amministrazione all'epoca, e oggi viene da pensare che se non si sistema e riapre il museo si è destinati solo a vederlo peggiorare giorno dopo giorno». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero