Decine di email truffa nelle caselle posta elettronica di Viterbo

Finte richieste di tasse inevase da parte dell’Agenzia delle Entrate, la variante WhatsApp

Decine di email truffa nelle caselle posta elettronica di Viterbo
Continuano a fioccare a Viterbo le truffe online e quelle al telefono. Sono decine le segnalazioni che investono il capoluogo: dalle false comunicazioni da parte della presunta...

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Continuano a fioccare a Viterbo le truffe online e quelle al telefono. Sono decine le segnalazioni che investono il capoluogo: dalle false comunicazioni da parte della presunta “Agenzia delle Entrate” ai falsi figli che chiedono ai genitori denaro. Nelle ultime settimane sono aumentati i tentativi di phishing (ovvero pescaggio, dall’inglese) che arrivano alle caselle dei viterbesi. Le modalità sono conosciute ma le frodi continuano: ecco alcune di quelle più riconoscibili.

L’AGENZIA DELLE ENTRATE
«Gentile xxx, dall’esame dei dati e dei saldi relativi alla Divulgazione delle eliminazioni periodiche Iva, da lei mostrate per Il trimestre 2023, risultano emerse alcune incoerenze. Le notificazioni relative alle incongruenze riscontrate sono accessibili nel “Cassetto fiscale” (sezione l’Agenzia) accessibile dal sito internet dell’Agenzia delle Entrate (www.agenziaentrate.gov.it) e in versione ultima nell’archivio allegato alla presente e-mail». Arrivato a una dottoressa di Viterbo da parte della sedicente Agenzia delle entrate, si tratta di un invito a fare clic su un link che niente ha a che vedere con l’Erario: http://clinicamomentum.com.br/documenti/CtnxVNRjRNGnJDHW. Facilmente riconoscibile perché nulla ha a che vedere con l’Agenzia delle entrate. Il finale del messaggio è tale: «La presente e-mail è stata procreata automaticamente, pertanto la preghiamo di non dare risposta a tale indirizzo di posta elletronica». Ovviamente a far scattare l’allarme della dottoressa, oltre al confuso link è il refuso: due “elle” e senza un “t”. Ultimo dettaglio per riconoscere la truffa è il fantomatico, ma inesistente “Ufficio accertamenti, direzione nazionale Agenzia delle Entrate”.

«Mi è arrivata questa mail lunedì scorso e sul momento mi sono preoccupata - racconta la donna - ma poi mi è sorto il dubbio che fosse una truffa». Ultimo indizio è il mittente: reimplikiu@outlook.com. Una casella postale che non c’entra niente con l’ente nazionale. Un’altra email simile è arrivata a un altro viterbese nella quale venivano segnalate presunte irregolarità nelle comunicazioni relative alle liquidazioni periodiche Iva, nello specifico presentate “per il trimestre 2023”. Come al solito è presente un link per scaricare il presunto documento. 

L’ENTE 
Il consiglio che viene dato è di non cliccare nessun link, almeno che non si conosca il mittente e mai dare i propri dai personali. L’’Agenzia delle entrate, si legge sul sito, «disconosce come sempre questi messaggi, rispetto ai quali si dichiara completamente estranea, e ricorda che in caso di dubbi sull’autenticità di ipotetiche comunicazioni da parte nostra si può fare riferimento ai contatti reperibili sul sito istituzionale o all’ufficio delle entrate territorialmente competente».

MESSAGGI WHATSAPP 
Alle classiche email che comprendono anche varianti simili per le Poste o per le banche, con tanto di loghi copiati ma farlocchi, ultimamente si è aggiunto un nuovo metodo più subdolo: «Papà, mi si è rotto il cellulare». O anche «Ciao mamma! Il mio telefono è rotto. Questo è il mio nuovo numero di cellulare, mandami un messaggio su Whatsapp! Grazie mille».

Sul cellulare arriva un messaggio che invita la mamma a mandare un messaggio sul nuovo numero. Il presunto figlio sostiene di aver bisogno di denaro per riparare il telefono o affrontare un’emergenza. Viene segnalata anche una variante curiosa. Quella del cellulare caduto nel water. È successo anche questo: «Anche per mail - racconta una professionista di Viterbo - di tanto in tanto mi arrivano messaggi di banche (peccato che non siano la mia) le quali con scuse varie richiedono dati del conto corrente. Una volta mi è capitato un messaggio del genere ma ovvio che non ci ho creduto: mio figlio vive con me e il water sarebbe quello di casa mia».

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Il Messaggero