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Quasi 10 milioni di euro per le prestazioni di assistenza in Hospice erogate da strutture private accreditate. È il budget che anche quest’anno, in linea con quanto avvenuto nel 2022, la Regione Lazio ha assegnato alla Asl di Viterbo per le cure palliative e la terapia del dolore. Il Servizio sanitario nazionale garantisce l’erogazione di queste prestazioni per una popolazione target rappresentata dai pazienti la cui malattia di base è neoplastica o a carattere cronico-degenerativo, caratterizzata da un'inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta, per la quale non esistano terapie o, se esistano, sono risultate inefficaci o inadeguate ai fini della stabilizzazione del quadro clinico o di un prolungamento della vita del malato.
Lo scopo? Sostenere e migliorare il più possibile la qualità di vita della persona e di fornire supporto alla sua famiglia, fornendo al paziente un'assistenza globale, con attenzione alle necessità mediche di base, medico-specialistiche, infermieristiche, riabilitative, psicologiche, ma anche agli aspetti emotivi psicologici e spirituali.
Ebbene, questo – come altri servizi – il pubblico da solo non riesce a garantirlo. Pertanto, da anni ormai fa ricorso ai privati utilizzati come vere e proprie stampelle. Nella Tuscia, sono tre le strutture accreditate per l’assistenza in hospice. E due le tipologie di assistenza previste con relativo costo differenziato: 100,33 euro per la giornata domiciliare; 202,80 per la quella di ricovero.
Le cliniche della provincia a cui la Asl si appoggia sono: la casa di Cura Villa Rosa a Viterbo che come budget 2023 ha ottenuto 2.160.937,24 euro (di cui 1.435.521,64 per l’assistenza domiciliare e 725.415,60 per quella residenziale); la casa di cura Nuova Santa Teresa del Gruppo Ro.Ri srl con un riconoscimento di 1.080.468,62 euro (di cui 717.760,82 per le cure a casa e 362.707,80 per quelle in regime di ricovero); infine, l’hospice My Life – Casa di cura di Nepi, che si è vista riconoscere la fetta più grande di risorse pubbliche con 6.482.811,72 (4.306.564,92 per il domiciliare e 2.176.246,80 per il residenziale).
Come riportato nel provvedimento della Asl, “le singole aziende sono tenute a provvedere alla ripartizione e conseguente assegnazione del finanziamento alle singole strutture insistenti sul proprio territorio, orientando l’offerta di attività sanitaria, erogabile in adesione ai livelli di accreditamento, con la domanda degli assistiti e dunque la massimizzazione del beneficio sociale derivante”. A consuntivo e a valle dei controlli che verranno effettuati sempre dalla Asl, le strutture riceveranno il rimborso delle prestazioni erogate nel limite del tetto massimo stabilito dalla Regione.
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Il Messaggero