Cup Viterbo, i lavoratori firmano l'accordo dopo il cambio di appalto

Cup Viterbo, i lavoratori firmano l'accordo dopo il cambio di appalto
A metà pomeriggio, ieri avevano già firmato in 109 su 134. La vertenza Cup non si chiude ma incassa un primo risultato: visto che ci sono ancora alcuni giorni per...

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A metà pomeriggio, ieri avevano già firmato in 109 su 134. La vertenza Cup non si chiude ma incassa un primo risultato: visto che ci sono ancora alcuni giorni per firmare - come ha garantito la società Gpi che da questa notte è subentrata alla Nta nella gestione dell'appalto nel Viterbese - altri lo faranno.


Anche se è presto per dare un numero preciso, la gran parte dei lavoratori non perderà il posto. Ma questo, appunto, non significa che la loro battaglia sia conclusa: la continueranno, invece, dall'interno. Ieri all'ora di pranzo l'ennesimo tavolo in Prefettura dove si è fatto il punto della situazione: in queste settimane, il lavoro del prefetto Giovanni Bruno insieme a quello dei sindacati ha consentito di apportare diverse modifiche rispetto al contratto inizialmente proposto. Modifiche che hanno consentito di ridurre la perdita salariale dagli iniziali 250 euro a circa 80.

«Non firmare - commenta Donatella Ayala, segretaria della Filcams Cgil - avrebbe significato restare disoccupati. Di fatto, quindi, quella di chi ha sottoscritto il contratto era una scelta obbligata. Noi, insieme alla Prefettura, abbiamo fatto tutto il possibile per recuperare il gap tra il contratto del commercio finora in vigore e quello dei multiservizi che sarà applicato ora. Più di quanto ottenuto non era possibile, visto che questa situazione discende dall'appalto regionale che non ha tenuto conto dei lavoratori viterbesi inquadrati in maniera diversa rispetto agli altri del Lazio».

Tra le migliorie scucite alla Gpi ci sono l'applicazione a livello retributivo dell'integrativo regionale anziché di quello provinciale, il riconoscimento delle mansioni agli addetti alla centrale operativa di Belcolle, lo stralcio dei trasferimenti ad altre sedi di lavoro e il riconoscimento degli straordinari, finora invece pagati come orario normale oppure recuperati. La Asl, inoltre, si è impegnata a chiedere un'integrazione di 4.200 euro l'anno come leva per consentire ai lavoratori di compensare ulteriormente la perdita economica. «Perdita che resta. Per questo - aggiunge Ayala - valuteremo coi nostri legali se sussistono appigli normativi per recuperare la situazione preesistente».


Anche Aldo Pascucci, segretario della Fisascat Cisl, sottolinea: «Abbiamo salvato i posti di lavoro ma non siamo contenti. Avvieremo iniziative legali per riavere i compensi precedenti e le ore tolte dalla spending review».
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Il Messaggero