Viterbo, dopo la Maico di Orte chiude l'Alta di Bagnoregio: licenziati altri 36 lavoratori

L'Alta di Bagnoregio in provincia di Viterbo
“Stiamo assistendo alla desertificazione industriale del viterbese”, sentenzia il segretario della Cisl, Fortunato Mannino. La settimana scorsa è toccato alla...

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“Stiamo assistendo alla desertificazione industriale del viterbese”, sentenzia il segretario della Cisl, Fortunato Mannino. La settimana scorsa è toccato alla Maico di Orte, questa all’Alta Altheni di Bagnoregio. A fine mese chiude i battenti anche la storica azienda della Teverina che produce sistemi di protezione corrosiva di qualità per tubazioni per gas, acqua e petrolio. Stavolta sono 36 tra operai e amministrativi a finire in mezzo a una strada: a tutti il 10 ottobre è arrivata la lettera di licenziamento. Anche in questo caso le motivazioni non sono affatto cristalline. Il sindaco Francesco Bigiotti si è rivolto a un consulente di Milano che ha studiato le carte, confermando che il mercato per quei prodotti tira e ci sono altri imprenditori interessati a rilevare l’azienda. Peccato che la proprietà, in mano agli iraniani, e il liquidatore abbiano chiuso la porta in faccia a qualunque tipo di confronto. “Vogliono chiudere e basta. Si stanno comportando malissimo”, sintetizza Bigiotti.


“Avevo dato la mia piena disponibilità in Prefettura – ricorda il sindaco - a scongiurare la chiusura. Ho anche incontrato Hesani, prima amministratore ora liquidatore: si era impegnato a mandarmi bilanci e conti anche per aiutarlo a cercare un acquirente, ma non mi ha mai inviato nulla. Ci sono state diverse richieste di avviare trattative da parte di imprenditori interessati alla struttura ma li hanno fatto scappare tutti. Anche come Comune abbiamo diverse idee per rilanciare il sito”. Il sospetto di Bigiotti, ma anche del sindacato, è che vogliano svendere il patrimonio immobiliare e i brevetti per fare cassa. “Ma non glielo lasceremo fare – avverte – visto che abbiamo già avviato le procedure per il sequestro cautelativo al fine di recuperare la Tari mai versata al Comune negli anni, per una cifra che sfiora un milione e mezzo di euro”.


Sul fronte occupazionale, Bigiotti garantisce: “Mi impegno a ricollocare i dipendenti bagnoresi e aiutare, se possibile, anche gli altri. Faccio appello al presidente della Provincia Pietro Nocchi perché convochi un tavolo anche con gli altri sindaci interessati”. Intanto, la Cisl ha impugnato i licenziamenti: “La prossima settimana terremo un’assemblea e decideremo eventuali altre azioni”, fa sapere Roberto Marchetti della Femca. Resta l’amarezza di Mannino: “L’Alta le commesse le aveva. Hanno deciso deliberatamente di chiudere. Abbiamo chiesto numerosi incontri anche tramite i legali ma non ci hanno nemmeno risposto: temiamo vogliano smembrare l’azienda e svenderla senza il personale. Ma daremo battaglia”, conclude. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero