Covid, nella Tuscia timida ripresa delle assunzioni: 910 in entrata a settembre

Covid, nella Tuscia timida ripresa delle assunzioni: 910 in entrata a settembre
Timidi segnali di ripresa, dopo la batosta coronavirus. A settembre nella Tuscia le imprese ricominceranno ad assumere: 910 le entrate prevista, che diventano 2.560 se la foto si...

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Timidi segnali di ripresa, dopo la batosta coronavirus. A settembre nella Tuscia le imprese ricominceranno ad assumere: 910 le entrate prevista, che diventano 2.560 se la foto si allarga al trimestre, ovvero fino a novembre. E’ quanto emerge dal bollettino del sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, che elabora le previsioni occupazionali.


Ovviamente il Covid pesa tantissimo: se si paragona il mese in esame allo stesso del 2019 si scopre infatti che gli ingressi nel mondo del lavoro in provincia di Viterbo sono calati moltissimo, del 26,1 per cento. Dei 910, l’87 per cento saranno dipendenti e il 13 no, ma solo il 37 per cento avranno contratti stabili, cioè a tempo indeterminato (24) o di apprendistato (13), mentre nel 63 per cento dei casi saranno a termine: a tempo determinato (46) o comunque con durata predefinita.

Quali sono le tipologie di lavoratore più ricercate? Operai specializzati e conduttori impianti (30 per cento), professioni commerciali e dei servizi (25), profili generici (20), dirigenti, specialisti e tecnici (20), e impiagati (5). In 34 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati. Le 910 entrate previste sono infatti così suddivise: 100 operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici, di cui 64,6 di difficile reperimento, 70 operatori dell'assistenza sociale, in istituzioni o domiciliari (59,1 da ricercare a fatica) e 60 specialisti della formazione e insegnanti (33,9 difficili da reperire).

Capitolo titolo di studio. Si prevede che i nuovi assunti saranno laureati in 15 casi su 100, per il 41 per cento avranno invece un diploma di scuola media superiore, il 21 sarà in possesso di una qualifica o diploma professionale, mentre il 23 per cento non avrà alcun pezzo di carta in mano. Dei 910, ben l’83 per cento finirà in imprese con meno di 50 dipendenti, il restante 17 se lo divideranno quelle tra 50 e 249 dipendenti e le altre con oltre 250.


Ancora un focus sul Covid: su 6.600 totali, le attività che hanno un regime simile a quello pre emergenza sono 1.850, appena il 28 per cento. Altre 4.290, pari al 65,1 per cento, sono state colpire al punto da viaggiare a regime ridotto. Tra coronavirus e lockdown hanno avuto la peggio 460, imprese con attività sospesa o che stanno valutando se chiudere definitivamente o meno. Di quelle tuttora aperte, il 72,9 per cento conta di riprendere a lavorare a livelli accettabili entro i primi sei mesi del 2021, le altre prima che si chiuda quest’anno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero