Professori di agraria contagiati, tutto partito da un convegno? Catania, Reggio Calabria, Perugia, Viterbo e Udine. In meno di 48 ore una decina di professori di Agraria di tutta...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE Coronavirus, 276 guariti in Italia, +72,5%. I contagiati salgono a 2.706
I prof contagiati, infatti, avrebbero partecipato a metà febbraio allo stesso convegno. Il 17 e 18 febbraio all’Università Mediterranea di Reggio Calabria si è tenuta la conferenza nazionale per la didattica universitaria di Agraria dell’Aissa, associazione italiana società scientifiche agrarie. Un appuntamento a cui hanno preso parte moltissimi docenti, nonostante l’allarme per il Covid-19.
Il primo a intuire che il filo conduttore dei contagi tra prof di Agraria poteva essere proprio il convegno, è stato il rettore dell’ateneo catanese. Che in una nota, diramata ieri pomeriggio, ha spiegato: «Tre docenti che hanno partecipato al convegno organizzato il 17 e 18 febbraio 2020 presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, sarebbero positivi al test relativo al Covid-19». Il rettore della Mediterranea, che conta 4 docenti positivi al coronavirus, ritiene invece che il contagio sia partito dal Friuli, dove alcuni prof sarebbero andati, tornando malati.
Ovviamente è tutto da verificare e sul caso stanno lavorando anche i membri dell’Unità di crisi governativa per l’emergenza coronavirus, che proprio in queste ore stanno acquisendo dati e nomi di tutti i partecipanti al convegno. Di certo al momento c’è che l’ateneo della Tuscia tutto resterà chiuso alla didattica fino al 15 marzo. E che già ieri pomeriggio nelle aule, nei laboratori, nelle biblioteche e in tutti gli spazi comuni è iniziata la sanificazione per scongiurare l’insorgere di altri contagi.
L’imperativo, in questa fase, è quello di evitare che il virus, particolarmente contagioso, possa continuare a far innalzare il numero dei pazienti in cura. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero