Connessi poco e male: il distretto ceramico di Civita Castellana è agli ultimi posti

Connessi poco e male: il distretto ceramico di Civita Castellana è agli ultimi posti
Sos connessione: il distretto della ceramica di Civita Castellana, rispetto alla totalità delle utenze, è fermo allo 0,4 per cento con la fibra ottica e al 1,3 con...

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Sos connessione: il distretto della ceramica di Civita Castellana, rispetto alla totalità delle utenze, è fermo allo 0,4 per cento con la fibra ottica e al 1,3 con la banda ultra larga.


I dati sono quelli riferiti a giugno 2018 da uno studio redatto dall’Agcom (Autorità garante delle comuni cazioni) sui 141 distretti censiti dall’Istat. L’unica area industriale della Tuscia è dunque agli ultimi posti. Il risultato è ancor più sconfortante, rispetto ai dati divulgati finora dagli operatori telefonici; ma è anche la conferma che gli investimenti del Governo (progetto Infratel) hanno preso altre direzioni.

La conseguenza pratica è che le aziende collocate nel di- stretto viterbese viaggiano su internet intorno ai 10 megabite; e questo nonostante producano il novanta per cento dell’arredo bagno e delle stoviglierie in ceramica in Italia. In questi anni, le promesse di politici e amministratori (assessori e consiglieri regionali, parlamentari nazionali ed europei) sono rimaste solo sulla carta, malgrado le
associazioni di catego ria abbiano chiesto investimen- ti in questo settore. «E’ la conferma evidente di come questo distretto si tenga in piedi “da solo” senza il sostegno di nessuno. Forse è meglio lasciare da parte le attenzioni che arrivano dalla politica. Del resto anche nelle comunicazioni gli investimenti fatti sono soltanto quelli delle aziende», rileva Augusto Ciarrocchi, vicepresidente nazionale di Confindustria ceramica.

«Tutte le periferie del mondo sono ormai connesse con reti ultraveloci – ha sottolineato il direttore di Federlazio Viterbo, Giuseppe Crea - e il distretto di Civita Castellana, che ha
conquistato mercati che spaziano dal Nordamerica al Giappone passando per l’Europa, rischia di rimanere solo una periferia se non lo si dota di infrastrutture tecnologiche per poter conti- nuare a competere. Quel poco che c’è oggi è frutto degli inve stimenti delle aziende».

Non è che nel resto di Italia le cose vadano meglio, perchè ap pena il 26,3% può confidare sulla banda ultralarga. E addirittura c’è un numero considerevole di casi (il 7,7 per cento) che non è coperto nemmeno dalla “banale” Adsl. Insomma, Civita Ca- stellana non è sola (magra con-

solazione): Como, che pure avrebbe bisogno di internet ve- loce per sostenere l’export, è so- lo all’1,3%; si ferma all’1% il di- stretto di Treviso (della plastica); all’1,7% c’è Novara (chimica, petrolchimica, prodotti in gomma e materie plastiche). In controtendenza ecco il 6% van- tato dal distretto di Andria-Barletta (il Sud ha potuto godere di più fondi europei). Meglio va in Emilia Romagna, grazie agli in- vestimenti della Regione (da qui l’8% nel lattiero-caseario di
Reggio Emilia). Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero