Al lago di Vico la salute mentale si cura con l'ippoterapia: il cavallo diventa “un operatore”

L'ippoterapia a Civita Castellana
La terapia riabilitativa con l’utilizzo del cavallo, ha un utenza sempre più in crescita nella Tuscia. Al momento sono dodici gli utenti seguiti dal centro di salute...

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La terapia riabilitativa con l’utilizzo del cavallo, ha un utenza sempre più in crescita nella Tuscia. Al momento sono dodici gli utenti seguiti dal centro di salute mentale di Civita Castellana. La responsabile del progetto è la psichiatra della Asl, Mariapaola Recco, che si avvale della collaborazione dell’infermiere Maurizio Menichelli. Il maneggio, che ospita il gruppo per due volte al mese è “Il Mio Angelo” al lago di Vico, nel comune di Caprarola, che è di proprietà di Giuseppe Pendenza, istruttore di equitazione ricreativa per disabili.


Il proprietario, inoltre, proprio per questa sensibilità verso la sofferenza, ha offerto la sua ospitalità nonché collaborazione a titolo gratuito. «Un cavallo con un minimo di addestramento è un bravo terapeuta - ha raccontato un genitore dei ragazzi che frequentano il centro-:poi avviene l’interazione tra questo particolare meraviglioso animale e l’utente della terapia, poiché anche il semplice contatto con l’animale rappresenta una stimolazione positiva psicologicamente e fisicamente. Inoltre il movimento, oscillatorio ritmico e costante nel passo nonché in tutte e tre le andature (passo, trotto, galoppo), quando e se possibile effettuarle, sono fonte di rilassamento, emozioni e sensazioni di benessere».

«Lo stare in mezzo alla natura- secondo i terapeuti - a contatto stretto con animali, lontano dai soliti ambienti in genere chiusi, crea uno stato d’animo tale che il soggetto non si rende conto più dello sforzo fisico, dimentica le sue paure e tutto ciò contribuisce al sviluppare e prendere consapevolezza delle proprie capacità latenti ed aumentare la sicurezza di se. Il cavallo stesso diventa “un operatore” e, quindi, un’importante risorsa nella cura e presa in carico complessiva del paziente. Anche per tale ragione non è paragonabile ad altre attività terapeutico-riabilitative».
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Il Messaggero