Civita Castellana, il convegno su Papa Alessandro VI e la storia del Forte Sangallo

Civita Castellana, il convegno su Papa Alessandro VI e la storia del Forte Sangallo
Papa Alessandro VI e la storia del Forte Sangallo. Se ne è parlato a Civita Castella nell’aula magna del liceo Colasanti. Tra i relatori, il professor Tadeusz...

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Papa Alessandro VI e la storia del Forte Sangallo. Se ne è parlato a Civita Castella nell’aula magna del liceo Colasanti. Tra i relatori, il professor Tadeusz Lewicki, ordinario della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana; la docente Francesca Pelinga; la dirigente dell’istituto Colasanti, Angela De Angelis; il presidente e la vice presidente dell’Associaizone Borgiana, Pietro e Cristiana Pistola.

Presenti il sindaco Luca Giampieri e l’assessore al Turismo, spettacolo e pubblica istruzione Simonetta Coletta. L’iniziativa è stata realizzata per ricordare papa Alessandro VI, pontefice che fece costruire nel 1495 il forte Sangallo, una fortezza che per anni ha reso inespugnabile Civita Castellana e che durante il Risorgimento fu anche tristemente chiamata la “Bastiglia dello Stato Pontificio” perché vi furono imprigionati molti personaggi storici che hanno partecipato ai moti rivoluzionari.

Papa Alessandro VI iniziò la propria carriera ecclesiastica da giovanissimo, prima cardinale e subito dopo vicecancelliere di Santa Romana Chiesa, fu anche governatore di Civita, cariche che gli consentirono di rivestire, per più di trent’anni, ulteriori incarichi importanti e prestigiosi.

«Voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato a questa conferenza in cui si è parlato di una storica figura e di un simbolo importante per la nostra città tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500 - ha commentatp l’assessore Coletta -. Spero che sia stata apprezzata dai ragazzi dell’Istituto Colasanti presenti in aula magna, che ne abbiano tratto un utile insegnamento perché non dobbiamo mai smettere di conoscere la storia del nostro paese. Grazie a queste manifestazioni si ha la possibilità di approfondire, di ascoltare persone e studiosi che si dedicano alla ricerca».

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Il Messaggero