Civita Castellana, le antiche formule della ceramica nei diari segreti donati al Museo

Uno dei quaderni donati al Museo
Un pezzo di storia della ceramica torna visibile. Sandra Carabelli, figlia e nipote dei primi due esperti chimici che realizzarono gli impasti ceramici per le fabbriche dei...

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Un pezzo di storia della ceramica torna visibile. Sandra Carabelli, figlia e nipote dei primi due esperti chimici che realizzarono gli impasti ceramici per le fabbriche dei sanitari a partire dal secolo scorso, ha deciso di donare i quaderni contenenti le prima formule.

Utilizzate per la realizzazione di piatti e sanitari, sono state custodite gelosamente per tanti anni in un cassetto.Ora andranno al Museo della ceramica Marcantoni. «Non c'è migliore collocazione ha detto Carabelli con orgoglio per questi quaderni dei primi mastri ceramisti». Poi il racconto.

«La mia famiglia, con nonno Francesco detto Checco, nato nel 1892, diede un forte sviluppo al settore ceramico nel primo 900. Combinava terre, acqua, elementi chimici, tecniche di cottura per ottenere porcellane che non cavillassero e andassero nella direzione dell'eccellenza. I suoi segreti - spiega Carabelli - passarono a mio padre Corrado che da giovane iniziò con perizia a riportare su quaderni dell'epoca i frutti dei tanti tentativi, scrivendo le formule segrete negli anni 40, che sono state la base di tanti studi ed esperimenti».

Formule con tipi di terra, le quantità, i tempi di cottura «che poi hanno dato lavoro ad una intera comunità». E' uno dei segreti, custoditi gelosamente e che hanno contribuito a scrivere la storia della ceramica locale, grazie a questa donazione, sarà tra poco visibile a tutti. Sandra Carabelli, professoressa in pensione, cultrice del dialetto civitonico e delle tradizioni locali, guarda anche al futuro.

«Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi - ha detto - che per sapere dove dobbiamo andare, dobbiamo conoscere da dove veniamo e la storia di quanto ha inciso sulla nostra comunità, come la tradizione ceramica e il dialetto. Tutto questo ci lega a ciò che sono le nostre origini, le nostre vere radici, che ci permetto di crescere nella direzione che vogliamo».

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Il Messaggero