Civita Castellana, fase 2: la ceramica ha già riacceso i forni. In arrivo i comitati di verifica sulla sicurezza

Uno dei forni riaccesi ieri nel distretto di Civita Castellana
E’ scattata ieri l’anteprima della Fase 2 per le aziende del distretto ceramico di Civita Castellana. L’obiettivo è quello di ripartire il 4 maggio,...

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E’ scattata ieri l’anteprima della Fase 2 per le aziende del distretto ceramico di Civita Castellana. L’obiettivo è quello di ripartire il 4 maggio, con la produzione nella massima sicurezza, in tutti gli stabilimenti.


Oltre alla manutenzione degli impianti e all’accensione dei forni che dovranno tornare intorno ai 1250 gradi di temperature, sono iniziate le procedure per la messa in atto dell’anti-contagio per i dipendenti, come prevede il protocollo firmato da Confindustria ceramica e da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil.

«In ogni azienda dovrà essere costituito un comitato – ha detto il segretario generale della Filctem,Mauro Vaccarotti - che dovrà essere composto da un medico, un responsabile per sicurezza aziendale e uno dei lavoratori, che devono far adottare il protocollo e c’è molta collaborazione. A dire il vero qualche azienda è andata oltre: la Catalano ha previsto i test sierologici per i dipendenti e altre imprese la seguiranno. L’unico problema ora resta il mancato pagamento della cassa integrazione da parte dell’Inps».

Non solo: anche qualche istituto bancario «sta tirando il freno a mano sugli anticipi. Sui numeri delle risorse da impiegare al riavvio è difficile fornire un dato, perché concorrono tanti fattori. La partenza potrebbe interessare tra il 40 e 50 per cento del personale totale», dice Vaccarotti. In piena attività soprattutto le aziende che lavorano nel settore della sicurezza sui posti di lavoro.

«Stiamo lavorando a stretto contatto, ma tramite videoconferenza – ha detto Giorgio Massaini della 2FG Italia - già da alcune settimane con molte aziende della ceramica, coinvolgendo attivamente i medici e le parti sociali. Abbiamo elaborato procedure molto rigorose per l’attuazione dei protocolli, che hanno quattro punti cardine: misurazione della temperatura all’ingresso, la distanza interpersonale nelle postazioni di lavoro e aree comuni, oltre che la sanificazione degli ambienti di lavoro e i percorsi obbligati all’interno degli stabilimenti. Gli imprenditori sono molto attenti nel garantire la sicurezza dei propri dipendenti».


Gianni Calisti, titolare della Scarabeo, è sui blocchi di partenza: «Da lunedi prossimo saremo pronti – ha detto – con tutta la voglia di ricominciare a produrre».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero