Cinghiali, nella Tuscia ce ne sono 24mila. Via al piano regionale contro la peste suina

Cinghiali, nella Tuscia ce ne sono 24mila. Via al piano regionale contro la peste suina
Il piano di interventi della Regione Lazio contro la peste suina prenderà il via dalla Tuscia. Infatti, anche se al momento non risultano casi di infezione,...

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Il piano di interventi della Regione Lazio contro la peste suina prenderà il via dalla Tuscia. Infatti, anche se al momento non risultano casi di infezione, “l’area identificata a maggior rischio (densità di cinghiali, esposizione a contatti a rischio etc.) è quella della provincia di Viterbo”, insieme a Rieti e Roma. Per la provincia di Viterbo si parla di una popolazione stimata di 24.435 cinghiali, la concentrazione più alta nel Lazio. La Tuscia è anche la provincia dove si registra la maggiore richiesta di indennizzi per i danni causati dagli ungulati. Le istanze presentate in un anno raggiungono un importo totale di circa 320mila euro.


E’ quanto si legge nel Priu, il “Piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l'eradicazione della peste suina africana nei suini da allevamento e nella specie cinghiale”. Dopo le anticipazioni uscite nei giorni scorsi, ieri la pubblicazione ufficiale del testo.
Il documento inizia fornendo un quadro conoscitivo aggiornato in merito alla distribuzione e consistenza della popolazione della specie cinghiale all’interno del territorio regionale: 74.223 capi. Un numero stimato sulla base degli abbattimenti: 24.741 nella stagione venatoria 2021-22, di cui 8.145 in provincia di Viterbo. “E’ plausibile dichiarare – dice il report - che gli abbattimenti riferiti alla stagione venatoria 2021-2022 rappresentano circa il 30% della popolazione di cinghiale presente sul territorio”.
“Il piano – sta scritto - intende perseguire una generalizzata riduzione della densità del cinghiale, attraverso un aumento del prelievo del 30% mediante la caccia di selezione (tiro selettivo), la girata, caccia in zone bianche e le attività di controllo, rispetto al prelievo medio annuale conseguito nel triennio 2019-2021”. In particolare, “attraverso i prelievi realizzati nella stagione venatoria 2022/2023 e nella stagione venatoria 2023/2024”, il piano “dispone di raddoppiare complessivamente la consistenza numerica degli abbattimenti previsti nei piani di selezione stagione 2021/2022”. Al momento però non è ancora chiaro come tutto ciò verrà tradotto in pratica, visto che tutto lo sforzo ricadrebbe in testa ai cacciatori.

Di sicuro, c’è scritto nel piano, “i primi interventi devono essere avviati negli ambiti territoriali più a nord del territorio regionale (Atc Vt1, Atc Ri1), confinanti con la regione Toscana e Umbria, nelle aree dove maggiori sono gli abbattimenti e plausibilmente la popolazione di cinghiali (provincia di Viterbo), e dove le maggiori richieste di indennizzi indicano una forte presenza della specie cinghiale”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero